Omelia del Vescovo di Cefalù
S.E.R. Mons. Giuseppe Marciante
Veglia di Pasqua
Basilica Cattedrale
Cefalù, 03 aprile 2021
Le donne non si rassegnano al fatto che Gesù, a causa del Sabato, è stato sepolto senza i riti della tenerezza dovuti a un defunto, in particolar modo il pio uso di cospargerne il corpo con olii aromatici e profumati per ritardarne la corruzione del corpo. In fondo per esorcizzare la tremenda realtà della morte.
La sepoltura di Gesù, avvenuta in fretta e senza i riti, mi fa senz'altro pensare ai tanti morti di COVID-19 che il virus ha privato della presenza fisica dei loro famigliari e amici.
Il Sabato è il passato: quello che è successo.
Adesso siamo nel primo giorno della settimana quando tutto riprende il suo inizio. Come il primo giorno della creazione: non solo nel primo giorno, ma in più nell’ora in cui sorge il nuovo sole. Siamo proprio nel momento in cui le prime luci cominciano a vincere sulle tenebre.
Dopo il silenzio del Sabato, si odono le prime parole dette sottovoce: «Chi ci farà rotolare via la pietra dall’ingresso del sepolcro?».
Una pietra molto grande che, chiamata delusione, desolazione e morte, ha sigillato per sempre la vicenda del Maestro di Nazareth. È umanamente impossibile togliere quel masso.
Alzando lo sguardo, videro: fino a quando guardiamo le nostre forze non vediamo, ma appena alziamo lo sguardo nell’oltre vediamo l’impossibile.
Fino a quando non impariamo dalla pandemia, oltre la paura della morte, fino a quando non confessiamo che nulla è impossibile a Dio, resteremo chiusi, come in un sepolcro. «Peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla» ci ha ricordato Papa Francesco nella Pentecoste dell’anno scorso.
Con grande sorpresa, anziché trovare una tomba chiusa, la trovarono aperta. Sta qui il mistero della risurrezione: una tomba aperta, che non odora di morte, ma porta il profumo della vita, la freschezza di una buona notizia annunciata da un messaggero nel fiore della vita, un giovane portatore di una novità assoluta: Cristo è risorto!
Una parola generativa, feconda di vita.
Affrettavi o donne: non indugiate, uscite dal sepolcro, non è lì, correte ma non per fuggire.
Aprite le bocche, non abbiate paura, fate sentire l’eco di quella bella notizia.
Portate tutti in Galilea, là ci precede; là lo vedremo.
Ritornare in Galilea, ripercorrere la strada con questa luce nuova. Ritornare alla quotidianità con questo fuoco nuovo, con la grande voglia di vivere per annunciare al mondo che la morte è vinta per sempre e tutto profuma di vita.