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Discorsi e Interventi del Vescovo (22.04.2023)

27/04/2023 10:00:00

Segreteria Vescovile

#Discorsi e Interventi del Vescovo,

Discorsi e Interventi del Vescovo (22.04.2023)

Allocuzione per la I Assemblea Plenaria del Sinodo

Discorsi e Interventi del Vescovo di Cefalù

S.E.R. Mons. Giuseppe Marciante

 

Allocuzione nella I Assemblea plenaria del XII Sinodo diocesano

 

Chiesa Auditorium Maria Santissima Annunziata

Cefalù, 22 aprile 2023

 

Carissimi,


 

Vi ringrazio per aver risposto generosamente alla chiamata di partecipare al XII Sinodo della Chiesa Cefaludense.

Ringrazio i Sindaci dei comuni della nostra Diocesi. Grazie per il contributo dato al documento sulle feste popolari.

 

Il 28 novembre 2020 in Basilica Cattedrale, sotto lo sguardo del Cristo Pantocratore e di Maria orante, ho aperto il XII Sinodo diocesano: una risposta concreta all’invito del Signore alla vigilanza perché non ci trovi addormentati, ma operosi nel custodire e trasmettere la fede; nel conservare l’unità, nel vegliare per non permettere al ladro di rubarci la speranza e, infine, nel fare attenzione perché a nessuno dei piccoli del Vangelo manchi il pane della carità. 

Nel Natale dello stesso anno ho approvato il Regolamento del Sinodo segnando così il primo passo decisivo della prima fase preparatoria-formativa (2020-2021) dal titolo Si avvicinò e camminava con loro(Lc 24,15b). 

La fase preparatoria è stata caratterizzata dalla costituzione della Commissione e della Segreteria sinodale che ha curato la pubblicazione del Regolamento del Sinodo e animato un percorso formativo-spirituale del popolo di Dio.

Quella formativa è stata scandita da una serie di incontri online e in presenza per i referenti parrocchiali per stimolare l’interesse verso il linguaggio della sinodalità e le tematiche del Sinodo (evangelizzazione della pietà popolare, unità di pastorale sinodale e zone pastorali, itinerari per i sacramenti dell’iniziazione cristiana). 

Sono stati realizzati, altresì, sussidi e momenti formativi per sacerdoti e diaconi con diversi contributi qualificati per competenza e per esperienza sinodale.

Tali contributi formativi sono stati pubblicati nella collana Passo dopo passo nel dicembre 2021. 

Il secondo passo di questa prima fase del Sinodo diocesano è stata l’Assemblea diocesana guidata dalla riflessione del Cardinale Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo metropolita di Bologna, sul tema “La dimensione sinodale degli organismi di partecipazione alla vita pastorale”. 

Il Cardinale Zuppi ha sottolineato che: 

Il Sinodo è aprire la porta, metterci a camminare di nuovo, non disperderci, camminare insieme, senza dimenticare che è lo Spirito Santo che sceglie e accompagna l’intero processo sinodale[1].

Nella Lettera alle Assemblee pastorali parrocchiali ho sottolineato il loro insostituibile valore come segno di concreta partecipazione alla vita delle comunità di un determinato territorio.

Il lavoro delle Assemblee parrocchiali, veri laboratori di analisi e di ricerca di fronte ad ogni sfida autenticamente profetica che il Sinodo dovrà definire, ha costituito uno dei punti di partenza per gli Esercizi di Sinodalità dal titolo “Ascoltare, discernere, decidere. Verso nuove esperienze sinodali”, tenutisi a Gibilmanna il 2 luglio 2021. 

Ci siamo quindi confrontati sulla sempre più urgente e opportuna necessità della partecipazione dei laici alla cura pastorale della parrocchia in forza del proprio Battesimo. 

Tutti coloro che costituiscono l’assemblea liturgica sono perciò chiamati a una sempre più piena partecipazione a tutte le declinazioni della vita della comunità di cui sono parte.

Nella seconda fase consultiva-elettiva del Sinodo diocesano, indetta il 23 ottobre u.s., a fare da filo conduttore è stato il versetto dell’icona biblica di Emmaus “Arde il nostro cuore mentre ci parli” (Lc 24,32b). 

È stato un anno di “ascolto dal basso”, di ciò che lo Spirito Santo ha rivelato attraverso la consultazione del popolo di Dio nella maggiore ampiezza e capillarità possibile; ascolto delle realtà ecclesiali (parrocchie, associazioni, movimenti e organismi di partecipazione) e delle comunità civili (amministrazioni locali, assemblee cittadine, mondo della scuola e dello sport, giovani, adulti e anziani). 

Una consultazione che, rivolta non esclusivamente ad intra ma anche ad extra, ha visto il suo primo concretizzarsi nelle votazioni per il rinnovo dei Consigli pastorali parrocchiali e nelle Assemblee parrocchiali su temi del Sinodo. 

Strumenti privilegiati per l’ascolto sono stati i questionari della rubrica Passo dopo passo.

Ringrazio, a tal proposito, la Segreteria del Sinodo, la Commissione del Sinodo, i membri dei Laboratori sinodali, i referenti parrocchiali, gli insegnanti di religione, i governatori delle confraternite e quanti hanno lavorato alla stesura della sintesi in modo particolare il carissimo Padre Salvatore Vacca, nostro Relatore Generale.

Infine il 3 luglio u.s., in occasione della Statio Ecclesiae Cephalocensis celebrata presso il santuario dello Spirito Santo in Gangi, abbiamo avuto il dono della presenza del Cardinale Mario Grech, Segretario generale del Sinodo, che ha incontrato i referenti, la Segreteria e la Commissione del Sinodo. 

Al termine della celebrazione eucaristica ho consegnato ai quattro Laboratori sinodali il materiale raccolto durante la fase consultiva. 
 

La conversione missionaria e la sinodalità.

Sinodalità non è il volersi guardare in faccia o straparlare tra noi, ma scaturisce dal bisogno di vivere pienamente la vita della comunità cristiana attraverso la partecipazione alla sua autentica missione evangelizzatrice e dal desiderio d’incontrare l’altro e di servire i poveri così come insegna Papa Francesco:
La “conversione missionaria” della Chiesa è destinata a rinnovare la Chiesa secondo l’immagine della missione d’amore propria di Cristo. I suoi discepoli e discepole sono quindi chiamati ad essere “luce del mondo” (Mt 5,14). Questo è il modo con cui la Chiesa riflette l’amore salvifico di Cristo che è la Luce del mondo (cf Gv 8,12). Essa stessa diventa più radiosa quando porta agli uomini il dono soprannaturale della fede, «luce che orienta il nostro cammino nel tempo» e servendo il Vangelo perché questa luce «cresca per illuminare il presente fino a diventare stella che mostra gli orizzonti del nostro cammino, in un tempo in cui l’uomo è particolarmente bisognoso di luce» (Francesco, Lumen fidei, 4)[2].

Il Cardinale Grech ci ha indicato due luoghi dove vivere la missione e la sinodalità: le case e le strade. Le prime quali luoghi in cui si svolge la vita quotidiana senza maschere; le seconde come scuole e palestre di vita. Da qui l’invito ad:

Andiamo per le strade, fratelli e sorelle, per incontrare i volti, per incrociare gli sguardi, per condividere le storie. Andiamo per le strade per accompagnare, per essere vicini agli uomini, particolarmente a quelli che sono in difficoltà e non possono camminare. Andiamo per le strade per ascoltare le inquietudini esistenziali che agitano il cuore di ogni uomo e di ogni donna, ma anche per ascoltare, con stupore, le sinfonie che lo Spirito Santo sa comporre nella vita dei semplici, nella vita dei semplici, anche di quelli la cui vita sia stata un disastro umano, spirituale. Questa è la Chiesa sinodale. Una Chiesa sinodale è una Chiesa che si fa compagna di viaggio degli uomini di oggi. Una Chiesa sinodale è una Chiesa che ha il cuore aperto per ascoltare; ascoltare le “narrative” della gente. Una Chiesa sinodale che non celebra solo i riti nel tempio, ma celebra la vita. Una Chiesa che sa commuoversi, che sa meravigliarsi davanti alle opere di Dio, opere che si realizzano nella quotidianità. Una Chiesa che entra nelle case e non parla dal di fuori alle famiglie, Una Chiesa che prende nota della storia della Salvezza che sta evolvendosi nella quotidianità. La storia della salvezza sta evolvendosi oggi nella vita quotidiana. Una Chiesa che esce per le strade, perché non vuole nessuno che sia escluso dall’eterno Amore che si è fatto carne e per questo manda i settantadue per le strade. Una Chiesa che non esce per le strade si ammala. Non ha futuro. È vero che una Chiesa che esce corre il rischio di sbagliare, ma meglio una Chiesa incidentata che una Chiesa malata, una Chiesa chiusa. Una Chiesa sinodale è una Chiesa che cammina insieme per le strade della città, dei quartieri, perché sa che Dio, Dio abita la nostra città, i nostri quartieri. Anche oggi. Nonostante tutto. Una Chiesa sinodale è una Chiesa che incarna lo stile di Dio, che cammina nella storia e condivide le vicende dell’umanità. Il Signore Gesù ha percorso le strade della Galilea ascoltando gli uomini dei suoi tempi e, anche oggi, una Chiesa di Gesù non può non camminare per ascoltare gli uomini di oggi[3]

Come c’è una comunione ecclesiale nell’essere così c’è una comunione ecclesiale nell’agire.

La sinodalità trova la sua massima espressione nella modalità del Sinodo anche se non la si può ridurre soltanto alla sua celebrazione perché significherebbe circoscrivere a un evento una dimensione essenziale della Chiesa.

Synodos e méthodos sono due parole molto vicine: synodos vuol dire cammino comune e méthodos è il cammino per raggiungere una mèta.

L’esperienza del Sinodo sta segnando l’apertura di un nuovo percorso della nostra comunità diocesana. 

Nella terza fase in corso, celebrativa-attuativa (2022-2023), dal titolo Si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero(Lc 24,31a), abbiamo già elaborato e presentato una sintesi dei diversi contributi pervenuti sulle diverse tematiche oggetto della consultazione diffusa e l’elaborazione di un testo base come proposta da portare al discernimento ecclesiale. 

Oggi apriamo ufficialmente le assemblee sinodali in questa sede preparata ad hoc. Ringrazio affettuosamente Don Giuseppe Licciardi, Segretario del Sinodo, per le energie profuse per il Sinodo e per l’allestimento di questo sito.

Le assemblee sinodali esprimeranno dapprima il votum sugli orientamenti di fondo e in una seconda fase sul documento finale contenente le proposizioni sinodali che orienteranno le scelte pastorali più importanti per il futuro della nostra Diocesi. 

Poiché si tratta di assemblee sinodali, si dovranno svolgere sotto l’ardente invocazione dello Spirito e si nutriranno dell’assiduo e fedele ascolto della Parola di Dio, dovranno essere costantemente accompagnate dalla preghiera di tutta la Comunità diocesana.

Che grande dono essere Chiesa, far parte del Popolo di Dio! Tutti siamo il Popolo di Dio. Nell’armonia, nella comunione delle diversità, che è opera dello Spirito Santo, perché lo Spirito Santo è l’armonia e fa l’armonia: è un dono di Lui, e dobbiamo essere aperti a riceverlo! Il Vescovo è custode di questa armonia. Il Vescovo è custode di questo dono dell’armonia nella diversità (Francesco, Discorso nella Cattedrale di San Rufino, Assisi, 4 ottobre 2013).

La preghiera dell’Adsumus recitata all’inizio di ogni Sessione, ci indica l’atteggiamento adeguato attraverso cui vivere una tale esperienza. La preghiera è individuata dalla parola iniziale: Adsumus che vuol dire sumus ad, siamo davanti, presso lo Spirito Santo Signore. 

È una preghiera sorta nella seconda metà del VII secolo in ambiente iberico. 

La preghiera non ha un autore sicuramente identificato: viene attribuita al grande padre della Chiesa Isidoro di Siviglia oppure da altri al vescovo di Toledo, Eugenio. 

In questa preghiera l’Adsum personale è inserito nell’Adsumus ecclesiale, la risposta alla chiamata personale del Signore a seguirlo e a compiere la missione che ha affidato alla comunità dei credenti si fondono, per cui il Vescovo, come ogni singolo battezzato non può camminare da solo, ma necessariamente deve procedere con il popolo di Dio, con il collegio apostolico di cui fa parte in comunione con Pietro. 

Giustamente ha detto San Giovanni Paolo II che l’Adsumus del Concilio non era solo preghiera, ma anche un programma[4].

La preghiera introduce alla quadruplice dimensione dell'evento sinodale: La dimensione verticale verso Dio e la dimensione orizzontale della comunità riunita, la dimensione penitenziale e quella pneumatologica. La preghiera, che permea l’esperienza sinodale, è rivolta allo Spirito Santo, dono del Cristo risorto invocato presso il Padre alla sua Chiesa. 

Lo Spirito rende presente il Risorto, ricorda gli insegnamenti del Vangelo, guida la Chiesa nel discernimento delle scelte da intraprendere nel suo cammino lungo la storia. È lo Spirito effuso su ogni battezzato e cresimato, è lo stesso Spirito che distribuisce carismi e ministeri, è lo Spirito chiamato in azione per la consacrazione del Vescovo e dei ministri ordinati. 

Trattenuti dall'enormità del nostro peccato, 

ma riuniti in maniera speciale nel tuo nome

La Chiesa si riconosce peccatrice e bisognosa di perdono e di conversione. La sinodalità appare così come adorazione del mistero della comunione da parte di uomini peccatori peccati quidem immanitate detenti (trattenuti) che è resa possibile solo grazie alla presenza dello Spirito Santo, specialiter aggregati (riuniti).

Vieni, renditi tu presente a noi;

degnati di penetrare nei nostri cuori;

insegnaci cosa fare;

mostra dove incamminarci;

opera tu ciò che dobbiamo fare.

La dimensione pneumatologica viene descritta nel suo dinamismo progressivo: renditi presente, degnati di penetrare, insegnaci, mostra, opera. È la presenza dello Spirito, pura grazia effusa nei nostri cuori, che deve illuminare la nostra mente per le decisioni giuste, rendendo possibile il nostro stesso operare. 

Sii tu solo l’ispiratore

e l'autore dei nostri giudizi,

tu che solo, con il Padre e il Figlio suo,

possiedi il nome glorioso:

tu che ami tanto l’equità,

non lasciare che turbiamo la giustizia;

il peccato non ci porti all'ignoranza;

l'umana simpatia non ci pieghi;

non ci corrompa la preferenza per l'ufficio o le persone.

L’evento sinodale viene poi richiamato alla sua purezza nel protagonismo dello Spirito: l’ispiratore (esto solus suggestor) e l’autore delle decisioni (effector judiciorum nostrorum). In negativo si descrive quindi quello che potrebbe essere di ostacolo alla purezza di questo evento: turbamento della giustizia, ignoranza, parzialità, sentimenti di preferenza per la mansione ricoperta o per una determinata persona.

Ma legaci a te efficacemente

con il dono della sola grazia tua,

perché siamo una sola cosa in te,

e in nulla ci discostiamo dalla verità;

e così raccolti nel tuo nome,

in tutto possiamo custodire

la giustizia moderata con la pietà,

perché adesso, in nessuna nostra decisione,

noi sentiamo diversamente da te,

e nel futuro possiamo conseguire

il premio eterno per il bene operato. Amen.

La conclusione riporta il tutto al mistero della comunione: siamo una sola cosa in te. In questo tempo chiediamo che il nostro giudizio non si discosti da quello di Dio. E in futuro aspettiamo che per le cose fatte bene (pro bene gestis), per le nostre responsabilità ben esercitate, per il bene compiuto, ci sia dato il premio eterno.


 

[1] M.M. Zuppi, Discorso all’assemblea diocesana, Cefalù, Basilica Cattedrale, 27 febbraio 2021. 

[2] Francesco, Praedicate Evangelium, 2.

[3] M. Grech, Omelia per la Statio Ecclesiae Cephalocensis, Gangi, Santuario dello Spirito Santo, 3 luglio 2022.

[4] Giovanni Paolo II, Incontro con i membri della Conferenza Episcopale Austriaca, Città del Vaticano, 21 giugno 1998.

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