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Omelie del Vescovo (12.05.2023)

12/05/2023 18:00:00

Segreteria Vescovile

#Omelie del Vescovo,

Omelie del Vescovo (12.05.2023)

Esequie di Padre Imrich Neslusan

Omelia del Vescovo di Cefalù

S.E.R. Mons. Giuseppe Marciante

 

Esequie di Padre Imrich Neslusan

 

Parrocchia Maria Santissima Assunta

Sclafani Bagni, 12 maggio 2023

 

 

Ap 21, 1-5a.6b-7 ; Salmo 84; 1Gv 3, 1-2; Gv 14, 1-6 

 

 

Carissimi fratelli e sorelle,

 

saluto innanzitutto i familiari di Padre Imrich: il fratello, la sorella, ma, in modo particolare, vorrei che questo saluto giungesse alla mamma. Tante volte mi ha chiesto di assentarsi proprio per andare a trovare la mamma; e volentieri concedevo questa licenza, perché il rapporto con la mamma è un rapporto viscerale. Per cui capisco che cosa significhi questo momento anche per la mamma: apprendere la triste notizia della morte del figlio e del figlio Sacerdote. Certo, le mamme non dovrebbero mai conoscere la morte dei figli: purtroppo, la vita a volte è così!

Saluto questa bella Comunità di Sclafani Bagni, in modo particolare il Sindaco.

Vorrei salutare ognuno di voi, uno per uno, perché so che se è qui, è perché lo ha attratto la testimonianza di Padre Imrich e l’affetto per lui.

Saluto anche l’Ordine dei Frati Francescani Minori, con i quali Padre Imrich non ha mai interrotto il rapporto, la simpatia e l’affetto. 

Padre Imrich è nato a Zilina in Slovacchia nel 1964. Oggi si dice ancora giovane: 59 anni! 

È stato ordinato il 3 gennaio del 2000, l’anno giubilare. È stato incardinato in questa Diocesi di Cefalù nella solennità della divina maternità della Beata Vergine Maria del 2018, ma nella forma della vita eremitica. Ringrazio il mio predecessore, Mons. Vincenzo Manzella, per aver accettato la richiesta di incardinazione nella nostra Diocesi e per aver accolto la sua forma di vita eremitica. Lo ringrazio di cuore. 

È stata una scelta veramente oculata e una fiducia ben riposta in Padre Imrich.

Il testo evangelico, che abbiamo ascoltato, ci ha dato la chiave per entrare nel mistero della vita e della morte di Padre Imrich. 

 

Non sia turbato il vostro cuore.

 

Il Signore ci ha detto, come è stato sottolineato all’inizio, “Non sia turbato il vostro cuore”.

Il motivo del turbamento del cuore dei discepoli di Gesù era dato dalla presa di coscienza che presto il Signore li avrebbe lasciati orfani. Il Suo era un discorso di congedo, nel contesto dell’Ultima Cena, e il tono del discorso ha però un tono incoraggiante. Non è un triste addio!

Padre Imrich, mentre veniva trasportato in autoambulanza, ha pronunziato queste ultime parole, di fronte alla gente che piangeva per lui: “Non piangete su di me”. Mi ricordano qualcosa queste parole - son le parole dette da Gesù alle donne che piangevano sulla via della Croce - sentendo dentro di sé che ormai, per lui, era giunta l’Ora. 

Il turbamento dei discepoli è il turbamento del nostro Presbiterio. Il turbamento dei suoi confratelli alla notizia del malore di Padre Imrich, segnale di un infarto in corso. Il turbamento è anche quello di questa Comunità di Sclafani Bagni che, finalmente, aveva trovato in Padre Imrich un punto di riferimento saldo per la fede. Ed ora, forse, si sente orfana. Il turbamento di tutti per la paura di perderlo.

Esso in fondo è il turbamento di fronte all’ignoto, a cui ci introduce il pensiero della morte che avanza minacciosa. 

È lo stesso turbamento del neonato che lascia il grembo sicuro della madre e va verso l’ignoto. Il pianto del bambino, appena partorito, è il segnale di chi, fuori dal grembo della vita, ha la sensazione del vuoto, dell’imprevisto, dell’insicuro. 

È lo stesso turbamento di fronte alla notizia di una grave malattia. 

Ed è lo stesso turbamento di chi lascia la propria casa, la propria terra per un paese sconosciuto e lontano. Il turbamento è un tempo di prova dove si può insinuare, però, la tentazione del dubbio, della paura, della sfiducia o, addirittura, della disperazione. 

In fondo, il tema è quello della destinazione: dove vado, dove mi portano, che ne sarà di me? 

È il tema della dimora finale: dove andrò, dove starò? 

 

Abbiate fede in me.

 

Ma il Signore dice: “abbiate fede in me”! 

Gesù, avendo letto sul volto dei discepoli lo smarrimento e la paura, consegna la certezza della fede. Fede nel Padre e fede in Lui. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. 

 

Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore.

 

“Vado a prepararvi un posto”, ci ha detto Gesù. Sono parole autentiche, perché escono dal Cuore di Cristo, innamorato dell’umanità, e vanno ascoltate con lo stesso atteggiamento del discepolo Giovanni, cioè con l’orecchio sul Cuore di Gesù, ossia in una profonda, intima relazione con Lui; è la relazione della preghiera contemplativa e di adorazione; ed è la relazione privilegiata o prediletta da Padre Imrich. Queste parole di Gesù sono, in fondo, il suo testamento d’amore. Gesù alla fine, ai suoi discepoli, impauriti di fronte alla prospettiva della morte, consegna la fede in Dio che non è un’altra cosa rispetto alla fede in Lui. Essa è proprio posare l’orecchio del nostro cuore sul Cuore di Cristo. È una vera relazione di fiducia incondizionata, perché fondata sulla certezza del suo amore estremamente libero e generoso, gratuito. È piena fiducia in Dio che ci ha consegnato Suo Figlio, l’amato. In Gesù, che consegna la sua vita per noi e che non ci abbandona mai. Non ci lascia nella morte. In fondo, l’esperienza eremitica di Padre Imrich a questo tendeva. 

Lo esprime nella sua Regola di Vita Eremitica: 

 

Il mio stile di vita eremitica è caratterizzato, innanzitutto dal silenzio e dalla preghiera, dalla solitudine, intesa, non come isolamento ma come spazio dello e per lo stare con Lui che mi ha amato e ha dato se stesso per me.

 

Risponde pienamente a quanto dice il Catechismo della Chiesa Cattolica a proposito della vita eremitica al n. 921:

 

“Essi [gli eremiti] indicano a ogni uomo quell’aspetto interiore del mistero della Chiesa che è l’intimità personale con Cristo. Nascosta agli occhi degli uomini, la vita dell'eremita è predicazione silenziosa di colui al quale ha consegnato la sua vita, poiché egli è tutto per lui. È una chiamata particolare a trovare nel deserto, proprio nel combattimento spirituale, la gloria del Crocifisso”.

 

Verrò di nuovo, dice Gesù, e vi prenderò con me perché dove sono io siate anche voi, e del luogo dove io vado voi conoscete la via. 

 

Gesù ci parla di un viaggio, di un viaggio che non faremo da soli, perché Lui verrà a prenderci per portarci dove sta Lui, alla destra del Padre e sentiremo, almeno lo spero per tutti noi, le sue parole: “Venite benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il Regno preparato per voi sin dalla creazione del mondo” (Mt 25,34).

Carissimi, Padre Imrich, in questi anni, vi ha fatto conoscere la via, la via del ritorno al Padre; cioè, vi ha fatto conoscere Gesù Cristo, via, verità e vita. Vi ha trasmesso tutto ciò che nell’ascolto della Parola e nella preghiera contemplava. 

Nella sua Regola di vita, al paragrafo dedicato all’evangelizzazione, si proponeva: 

 

“Pur prediligendo di rimanere nel luogo, il Signore mi ha aperto anche vie di evangelizzazione attraverso gli inviti di alcuni Parroci a predicare, a confessare, a celebrare, che ho sempre accolto e intendo accogliere con piena disponibilità e spirito di sincera fraternità. Vivo in modo intenso la comunione ecclesiale, convinto che lavoriamo tutti per lo stesso Signore, che zappiamo tutti la sua vigna e non le nostre e che dobbiamo collaborare nella diversità e nel rispetto dei vari ministeri e carismi alla medesima causa: la Gloria di Dio e la salvezza dei fratelli”. 

 

Ma ha potuto tramettere la via perché per primo l’ha percorsa, ora segue l’Agnello ovunque va, come dice l’Apocalisse, riguardo a coloro che sono vergini e che sono stati riscattati fra gli uomini per essere come primizie per Dio e per l’Agnello; e, “soprattutto, non fu trovata menzogna sulla loro bocca e sono senza macchia” (Ap 14,5). 

Io penso che il nostro Padre Imrich è tra costoro: “Beati i morti che d’ora innanzi muoiono uniti al Signore” (Ap 14,13). 

“Sì, beati, dice lo Spirito, perché troveranno riposo dalle loro fatiche e il bene che hanno fatto li accompagna” (Ap 14,13).

La sua Bibbia si presenta consumata dalla lettura: lo si evince dall’aspetto delle pagine consunte dalle sottolineature, dalle note; una Bibbia quasi divorata. 

Ha lasciato il segnalibro sul Salmo 84. Ecco perché l’abbiamo proclamato e cantato questa mattina. Forse l’ultimo Salmo meditato e, perché no, forse anche cantato. 

Nella sua Regola di vita c’è posto anche per la musica. 

Può sembrare strana questa dimensione messa in una Regola di vita eremitica. 

 

La voglio mettere perché, fin da ragazzo, la musica mi aiuta molto a pregare. Sperimento per me e per gli altri il suo valore, il suo valore terapeutico. Avverto la capacità che ha di trasportare alla presenza di Dio e, infine a indicare la dimensione escatologica della Gerusalemme Celeste. Vi sarà canto, musica e lode perfetta, intonata alle melodie degli Angeli e dei Santi”. 

 

Mi piace pensarlo tra la moltitudine immensa di coloro che cantano e suonano davanti al trono di Dio e all’Agnello. Padre Imrich in questi giorni, questa mattina, ci ha trasmesso il desiderio della Patria, cioè la casa paterna, la patria del Cielo, di cui siamo già cittadini per il dono del Battesimo. Mi dispiace smentire il cantante, Marco Mengoni, ma “veramente arriva la musica”; è la musica del Cielo, del Vangelo. 

C’era in lui il desiderio di far vivere ad altri la sua bella esperienza. 

Nei postilla alla Regola scrive: 

 

“Questa Regola di vita è scritta per me come eremita singolo. Non posso e non voglio escludere per il futuro la possibilità nel caso in cui il Signore volesse donarmi dei fratelli che avessero l’intenzione di condividere questo stile di vita, l’apertura all’esistenza di una piccola Comunità eremitica”. 

 

Sarà un desiderio? Un’intuizione, una profezia? Affidiamo ogni cosa al Signore. 

Padre Imrich era anche missionario della Misericordia. E commentando, l’anno scorso, il brano della peccatrice perdonata, ci ha lasciato una bella preghiera per tutti noi che sentiamo di essere peccatori: 

 

“Gesù, grazie per quella creatura salvata, per aver donato la possibilità di riprendere il cammino della vita. Gesù, grazie perché ti sei caricato del nostro male, perché ci hai amato sino alla morte. Grazie, perché il tuo cuore e le tue braccia sono sempre spalancate per noi”.

 

Grazie, Signore, per averci donato Padre Imrich.

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