Omelia del Vescovo di Cefalù
S.E.R. Mons. Giuseppe Marciante
Virgo Fidelis
Patrona dell'Arma dei Carabinieri
Basilica Cattedrale
Cefalù, 22 novembre 2023
Zc 2, 14-27 ; Salmo (1Sam); Mt 12, 46-50
Saluto con rispetto e con affetto:
i Signori Sindaci,
la Compagnia dei Carabinieri di Cefalù guidata dal Maggiore Marco Del Bello,
i Rappresentanti delle Forze dell’Ordine presenti a Cefalù,
l’Associazione Nazionale Carabinieri in congedo,
gli Alunni e gli Insegnanti delle scuole.
Carissimi,
celebriamo oggi la festa della Virgo Fidelis, Patrona dell’Arma dei Carabinieri.
“Nei secoli fedele” è un motto che raccoglie in sintesi una storia gloriosa.
San Giovanni XXIII, il Papa della Pacem in terris e del Concilio Vaticano II, il Papa buono, disse: «La storia della vostra Arma, gloriosa e silenziosa […] è una storia intessuta di atti eroici, fino alla perdita della vita nel compimento del dovere».
È quello che è avvenuto nell’attentato terroristico a Nassiriya in Iraq venti anni fa: erano le 10.45 (le 8.40 in Italia) del 12 novembre 2003 quando due palazzine in cui risiedevano i Carabinieri e i militari del contingente che faceva parte dell’operazione “Antica Babilonia”, vennero sventrate da un attacco kamikaze.
Un camion cisterna, pieno di esplosivo, scoppiò davanti alla base militare italiana, provocando l’esplosione del deposito munizioni della base e la morte di diverse persone tra militari e civili. Nell’esplosione rimase coinvolta anche la troupe del regista Stefano Rolla che si trovava sul luogo per girare uno sceneggiato sulla ricostruzione a Nassiriya da parte dei soldati italiani.
Il bilancio fu tragico: morirono dodici Carabinieri, cinque soldati dell’Esercito, due civili e nove iracheni. I feriti furono venti: quindici Carabinieri, quattro militari e un civile.
Vorrei ricordare che sette delle vittime erano siciliani.
I nostri Carabinieri e soldati non erano lì per fare la guerra, ma per costruire la pace: erano lì per aiutare il popolo iracheno a ritrovare una convivenza ordinata, laboriosa e libera.
Meritano la nostra memoria, onore e gratitudine da tutti coloro che vogliono seriamente la pace.
Ai morti siamo vicini con la preghiera di suffragio nella fede in Colui che ha detto: «Io sono la risurrezione e la vita; chi vive e crede in me anche se morto vivrà» (Gv 11, 19-27).
Preghiamo per i loro familiari perché il Signore dia loro conforto e consolazione.
Esprimiamo sentimenti di solidarietà e di ammirazione all’Arma dei Carabinieri e al nostro Esercito, sempre più spesso chiamati a missioni di pace a livello internazionale.
Il terrorismo è una guerra contro la Civiltà moderna e contro l’Umanità.
Preghiamo perché esso sia estirpato dal mondo insieme con tutte le guerre, comprese quelle ignorate dai media e perciò dimenticate dall’opinione pubblica.
La guerra tra Hamas e Israele sta già mettendo in ombra quella tra la Russia e l’Ucraina.
Riporto un piccolo brano dell’omelia del Cardinale Camillo Ruini pronunciata durante i funerali di Stato celebrati nella Basilica di San Paolo fuori le mura il 18 novembre del 2003:
Non fuggiremo davanti a loro, anzi, li fronteggeremo con tutto il coraggio, l’energia e la determinazione di cui siamo capaci. Ma non li odieremo, anzi, non ci stancheremo di sforzarci di far loro capire che tutto l’impegno dell’Italia, compreso il suo coinvolgimento militare, è orientato a salvaguardare e a promuovere una convivenza umana in cui ci siano spazio e dignità per ogni popolo, cultura e religione.
Mi piace mettere accanto a queste parole quelle di una canzone di Ermal Meta e Fabrizio Moro “Non mi avete fatto niente” che richiamano quelle del Vangelo: «E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l’anima e il corpo nella Geenna» (Mt 10,28):
Contro ogni terrore
che ostacola il cammino
il mondo si rialza
Col sorriso di un bambino
Non mi avete fatto niente
Non avete avuto niente
Perché tutto va oltre le vostre inutili guerre.
Oggi celebriamo la memoria della Presentazione della Beata Vergine Maria.
Il “Si” di Maria non è spuntato dal nulla: esso è il frutto di una vita spirituale ben coltivata nel contesto della fede d’Israele, nell’ambiente familiare e nell’esercizio di tanti “si” detti a Dio.
Così un Carabiniere, fedele nel servizio a costo della vita, non s’improvvisa.
Ci vogliono anni di preparazione, di abnegazione, di generosità e l’esercizio delle virtù per affrontare le missioni difficili. Fra di esse quella virtù della fedeltà, per la quale i militari stessi, votandosi strettamente al servizio della Patria preferiscono, generosi e coscienti, di anteporre al proprio bene il bene comune.
Così come scrisse Papa Pio XII nel Breve Apostolico dell’11 novembre 1949 con il quale istituì il patrocinio:
E non pensiamo che, pur nei nostri tempi, sia andato perduto o dimenticato questo costume della Fedeltà; ché proprio essa, cioè la Fedeltà dei militari, anche col trascorrere degli anni e dopo gravissimi eventi, sia bellici sia civili, e dopo travolte secolari Istituzioni, è rimasta intatta e salda per il bene e per la sicurezza della Patria. Di questa virtù diedero appunto coraggiosamente fulgentissimo esempio i Militari Italiani addetti alla pubblica tutela, chiamati Carabinieri, in quanto che, saggiamente istituiti in Piemonte, fin dall’anno 1814, per la difesa dello Stato contro i rivolgimenti dei perturbatori ossequentemente accolsero e fedelmente osservarono il celebre loro motto araldico: “Fedele nei secoli”. Tuttavia, affinché, in così mutevole avvicendarsi storico di eventi e di uomini i predetti Militari rimangano più costanti nel loro servizio e la loro principale virtù della Fedeltà si congiunga sempre più all’Altissimo Iddio, i loro Cappellani Militari, incoraggiati e preceduti dall’Ordinario Militare per l’Italia, suscitarono in essi una intensa devozione verso la Beatissima Vergine Maria Madre di Dio, con il titolo di Virgo Fidelis così come è invocata nelle Litanie Lauretane.
Carissimi,
questi primi venti anni del nuovo Millennio appaiono particolarmente duri, crudeli e tormentati. Troppe popolazioni inermi sono colpite. Ma proprio in questa circostanza chiediamo a Dio, con umile fiducia, di rinsaldare nei nostri animi la convinzione e la certezza che il bene è più forte del male e che anche nel nostro mondo, segnato dal peccato, è possibile, con il suo aiuto, costruire condizioni di libertà, di giustizia e di pace.
Preghiamo infine per noi stessi, perché possiamo essere come la Virgo Fidelis: «Forti nella fede, saldi nella speranza, perseveranti nell’amore» (Rm 12). Amen.