Omelia del Vescovo di Cefalù
S.E.R. Mons. Giuseppe Marciante
Apertura dell'Anno pastorale
2018-2019
Basilica Cattedrale
Cefalù, 05 ottobre 2018
Carissimi, come canta l’antico inno latino Ubi Caritas:
Congregavit nos in unum Christi amor. Exultemus, et in ipso iucundemur.
L’amore di Cristo ci ha riuniti in uno. Esultiamo e gioiamo in Lui.
Simul quoque cum beatis videamus, Glorianter vultum tuum, Christe Deus
Fa’ che noi vediamo con i beati la gloria del tuo volto, oh Cristo nostro Dio! Il volto di Cristo risplende in modo limpido nel volto di una Chiesa in ascolto, unita, sinodale e solidale. Di fronte alle ultime parole dell’angelo, Maria offre tutta la sua disponibilità al progetto di Dio: «Ecco la serva del Signore». Questa breve frase dice la prontezza all’obbedienza.
San Giustino ha posto l’accento sulla verginità mariana rendendo così possibile, per la prima volta, la condizione per una interpretazione salvifica della figura di Maria. Egli, infatti, introdusse nella dottrina mariologica il parallelismo tra Eva e Maria sostenendo che la caduta dell’uomo e, in seguito, la sua salvezza furono rese possibili da queste due donne particolari. Entrambe vergini, Eva e Maria, si posero agli estremi della condizione umana: l’una come esempio di disobbedienza e peccato, l’altra come personificazione di pura dedizione e fede: «Eva, quando era ancora vergine e incorrotta, concepì la parola del serpente e partorì disobbedienza e morte. La Vergine Maria, invece, concepì fede e gioia» [1].
Il peccato dell’uomo, nato dal gesto di Eva che si lasciò sedurre dalle parole del serpente, fu cancellato dalla completa soggezione di Maria alle parole dell’angelo Gabriele e, grazie a lei: «È nato costui [...] per mezzo del quale Dio annienta il serpente» [2], ossia grazie al quale fu redenta l’umanità. L’eccomi di Maria dice l’identità dell’uomo davanti a Dio. Se Dio si presenta come «Il Signore è con te», l’uomo che risponde a questa presenza interpellante dice di sé: «Eccomi».
L’espressione «Avvenga in me secondo la tua parola», con la forma ottativa del verbo, contiene in sé una sfumatura di gioioso desiderio. L’obbedienza di Maria è gioiosa. È la naturale risposta alla gioia dell’incontro con Dio che salva.
Ed è un’obbedienza che mette in gioco tutta la persona (avvenga in me), non limitandosi all’assolvimento di un compito o incarico, ma come ha detto bene Mons. Cosimo Leone, al desiderio di portare dentro di sé la parola ascoltata, il desiderio di concepirla, per farla diventare carne della sua carne. Maria si riconosce così serva (doulè), un termine che nella Scrittura indica tutti coloro che, avendo ricevuto una particolare missione da parte di Dio, diventano strumento di grazia nelle sue mani per la salvezza degli uomini (Mosè, Davide, il Servo sofferente di Isaia ...).
Origene ipotizzò un’analogia tra la crescita di Gesù bambino nel ventre della madre e lo sviluppo della fede cristiana nel cuore dei fedeli.
Lo Spirito Santo ricoprì Maria come un’ombra e da ciò la potenza divina si fece carne in lei; così, allo stesso modo, il fedele deve essere pronto ad ospitare la Parola di Dio in sé stesso: «La nascita di Cristo prese inizio dall’ombra, e non solo in Maria la sua nascita ha avuto inizio da un’ombra, ma il Verbo di Dio nasce anche in te, se ne sarai degno. Fa’ dunque in modo di poter ricevere la sua ombra» [3].
Grazia e servizio appaiono così come due termini corrispondenti, due facce della stessa gratuità.
L’amore gratuitamente ricevuto deve essere gratuitamente donato. Così Maria diviene la figura della Chiesa e di ogni uomo, la figura più luminosa del Vangelo che è proprio questo: la lieta notizia dell’amore gratuito di Dio per ogni uomo.
Quell’amore gratuito che spinge Dio a entrare nella storia per cambiarla in storia di salvezza, deve essere lo stesso che spinge i suoi servi per portare la storia degli uomini a Dio, in cui soltanto è il compimento delle attese dell’umanità.
Come la Vergine di Nazareth mi lascio interpellare dalla Parola di Dio? Cerco davvero di capire il progetto di Dio su di me per attuarlo con la sua grazia? La mia preghiera mi aiuta ad essere servo/a, cioè a mettermi a servizio di Dio servendo anche il mio prossimo?
[1] Giustino, Dialogo con Trifone, 100, PG 6, 709-711.
[2] Ibidem.