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Omelie del Vescovo (27.10.2024)

29/10/2024 10:06:00

Segreteria Vescovile

Omelie del Vescovo,

Omelie del Vescovo (27.10.2024)

Celebrazione eucaristica in diretta su TV2000

Omelia del Vescovo di Cefalù

S.E.R. Mons. Giuseppe Marciante

 

Celebrazione eucaristica in diretta su TV2000

 

Parrocchia Sant'Antonino Martire

Castelbuono, 27 ottobre 2024

 

 

 

Rivolgo un caro saluto ai nostri fratelli ammalati che seguono TV 2000.

Il Signore vi dia pace!

Il Vangelo di Marco ci presenta un miracolo operato da Gesù nella città di Gerico: la guarigione del cieco chiamato Bartimeo.

Un racconto di guarigione che si può leggere come una parabola sul passaggio dalle tenebre dell’ignoranza alla luce della fede. È la descrizione di resta cieco finché non incontra e segue Cristo, luce del mondo.

Pensiamo a immaginare cosa significa essere cieco: si percepisce la realtà del mondo circostante solo attraverso gli altri sensi, come l’udito, l’olfatto, il gusto e il tatto. Manca la vista che, attraverso la luce, ci permette di definire perfettamente la realtà. Senza la luce della verità tutto resta anonimo, non identificabile e indescrivibile.

Solamente Cristo, luce del mondo, può aprirci gli occhi della mente e del cuore per comprendere la verità su Dio, sul mondo, sulla vita, su noi stessi.

Senza la luce della verità si perde l’orientamento, si vive a tentoni, nella continua paura di urtare ostacoli o di cadere in un burrone. Senza la luce della verità si diventa mendicanti degli spiccioli della vita. Ma noi siamo fatti per la pienezza della vita e non per elemosinare l’esistenza dall’ attenzione degli altri.

Diventa allora una grazia l’incontro con qualcuno che ci apra gli occhi, che ci faccia sollevare lo sguardo verso l’Alto.

Bartimeo, che ha sviluppato molto l’udito, ha intercettato la notizia che quel Gesù di cui tanto ha sentito parlare, era diretto verso la Città Santa, e ora passava per la porta dove lui stava seduto a mendicare. Appena intercettò la presenza e lo sentì parlare, cominciò a gridare il suo disagio con un’invocazione ricca di fede: “Gesù, Figlio di Davide, abbi pietà di me” (Mc 10,46-52).

Gesù, Jeshuà, significa Dio Salva.

Bartimeo ha fatto bene, perché le inquietudini vanno messe fuori; non bisogna vivere da rassegnati, bisogna gridare a Dio il proprio dolore. Non bisogna avere vergogna della propria cecità spirituale e di manifestare il disagio che si prova quando non si riesce a dare un senso alla propria vita.

Alcuni erano disturbati da quel grido perché aveva disturbato la loro tranquillità.

Cercano di scoraggiarlo nella ricerca della luce, come se cercare la verità fosse una fatica inutile.

Gesù invita chi gli sta accanto ad andare a chiamarlo. Gesù ha trovato dei buoni messaggeri, degli angeli facilitatori, dei mediatori del Vangelo, che lo chiamino e lo incoraggino.

Carissimo ascoltatore che stai gridando il tuo disagio, che percepisci il buio della tua vita, anche a te viene rivolto l’invito “Coraggio, alzati, ti chiama”.

Anche getta via il mantello delle false sicurezze, l’abito dell’uomo vecchio.

Alzati dalla tua rassegnazione, raggiungilo ascoltando il suo vangelo.

Pregalo, rivolgi la tua richiesta di sollevare in alto il tuo sguardo.

Incrocerai il suo sguardo: “la tua fede ti ha salvato”!

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