Discorsi e Interventi del Vescovo eletto di Cefalù
S.E.R. Mons. Giuseppe Marciante
Discorso in occasione della visita agli ammalati dell'Ospedale Fondazione Istituto "G. Giglio"
Fondazione Istituto G. Giglio
Cefalù, 14 aprile 2018
Dopo aver salutato la Madre, la Patrona della Diocesi, ora vengo a salutare i suoi figli prediletti: gli ammalati. Vi invito a rifugiarvi sotto la sua protezione, invocata nelle litanie come salus infirmorum, salute degli infermi.
Lei non ha bisogno del termometro per misurare la temperatura del nostro dolore, lei conosce ogni nostra afflizione: per questo che possiamo chiamarla al nostro capezzale con fiducia: «Ero malato e mi avete visitato» (Mt 25,36).
Su questa affermazione di Gesù si giocherà il giudizio di Dio alla fine dei tempi.
Vengo a visitare voi, ma in realtà è Cristo che viene a visitare me. Mi piace intendere quest’opera di misericordia nel senso che è Cristo che ci visita nel malato, proprio perché è lui che ha preso su di sé le nostre sofferenze.
Vengo a pregare con voi con le parole giuste che la liturgia mette in bocca alla sua Chiesa durante la celebrazione eucaristica: «È veramente giusto lodarti e ringraziarti, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, in ogni momento della nostra vita, nella salute e nella malattia, nella sofferenza e nella gioia, per Cristo tuo servo e nostro redentore.
Nella sua vita mortale egli passò beneficando e sanando tutti coloro che erano prigionieri del male. Ancora oggi come buon samaritano viene accanto ad ogni uomo piagato nel corpo e nello spirito e versa sulle sue ferite l’olio della consolazione e il vino della speranza. Per questo dono della tua grazia, anche la notte del dolore si apre alla luce pasquale del [Cristo] crocifisso e risorto» [1].
Un grande vescovo, Tonino Bello, rivolgendosi agli ammalati, ammalato anche lui di tumore, disse una grande verità: «La sofferenza tiene spiritualmente in piedi il mondo».
Cristo ci ha salvati per amore e fu l’Amore a condurlo sulla croce. È soprattutto nella malattia che rassomigliamo a Cristo, ma questo non deve portarci alla rassegnazione, anzi significa invocare da Lui la forza per combattere la malattia. Le guarigioni operate da Gesù sono il segno che Lui è venuto per liberarci dal male.
Un altro pensiero lo dedico a tutto il personale sanitario, medico, para-medico e ausiliario.
Nel giudizio finale sentirete la voce del Figlio che vi dirà "venite benedetti dal Padre mio, perché ero malato e vi siete presi cura di me". Consapevolmente o inconsapevolmente tutto quello che abbiamo fatto anche a uno solo di questi fratelli ammalati, l’abbiamo fatto a Lui.
Curare un ammalato significa lasciarsi ferire, ossia la sofferenza dell’altro ci coinvolge in una compassione anche emotivamente.
Gesù ha operato guarigioni condividendo il dolore. Vivendo la com-passione Gesù ci ha rivelato il volto misericordioso del Padre.
Papa Francesco ai dirigenti degli Ordini dei medici di Spagna e America Latina consegnò questa riflessione: «La compassione, questo soffrire-con, è la risposta adeguata al valore immenso della persona malata, una risposta fatta di rispetto, comprensione e tenerezza, perché il valore sacro della vita del malato non scompare né si oscura mai, bensì risplende con più forza proprio nella sua sofferenza e nella sua vulnerabilità.
Come si capisce bene la raccomandazione di San Camillo de Lellis per assistere i malati. Dice così: «Mettete più cuore in queste mani» [2].
Il Vangelo ci fa scoprire una terapia efficace per i malati: è la terapia dell’ascolto, la terapia del dialogo e della fiducia. La terapia diventa più efficace se praticata in un contesto di cura delle relazioni tra medico e paziente. In fondo a pensarci bene il paziente fa un atto di fiducia che rassomiglia a un atto di fede nei confronti del medico.
Grazie a questo anticipo di fiducia il medico può operare, curare e addirittura guarire.
Benedico le vostre mani cari medici e infermieri perché toccando i malati voi toccate la carne di Cristo.
Consegno infine agli ammalati questa preghiera filiale alla Vergine della Medaglia miracolosa:
Vergine Maria, Madre di Misericordia con fiducia filiale mi rivolgo a Te.
Credo fermamente che tu mi sostieni nella mia prova,
come hai fatto con Gesù, tuo Figlio, nel cammino verso il Calvario.
Quando la mia croce sarà troppo pesante, aiutami a portarla e a non scoraggiarmi.
Vergine Maria, Madre nostra prega per me e per tutti coloro che mi aiutano e manifestano il loro affetto.
Per tua intercessione, Gesù Tuo Figlio ci colmi, della sua Pace e ci mantenga nella Speranza. Amen.
[1] Messale Romano, Prefazio comune VIII.
[2] Francesco, Discorso ai dirigenti degli Ordini dei medici di Spagna e America Latina, 09 giugno 2016.