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Discorsi e Interventi del Vescovo (24.12.2020)

24/12/2020 10:05:00

Segreteria Vescovile

#Discorsi e Interventi del Vescovo,

Discorsi e Interventi del Vescovo (24.12.2020)

Lettera per il Santo Natale 2020

Discorsi e Interventi del Vescovo di Cefalù

S.E.R. Mons. Giuseppe Marciante

 

Lettera per il Santo Natale 2020

 

Palazzo Vescovile

Cefalù, 24 dicembre 2020

Vigilia del Santo Natale

 

 

Carissimi,

il Santo Natale è alle porte: lo trascorreremo “cementati” tra le mura delle nostre case. È il nostro atto di carità verso il fratello, un sofferto atto di carità di cui, a suo tempo, vedremo i frutti. È tempo di accendere nelle nostre coscienze la fiamma del senso di responsabilità, luce per il nostro agire quotidiano.

Le nostre piazze saranno deserte come una cornice senza il quadro con i suoi pezzi di tradizione; di cultura. Briciole di fede che nutrono il Popolo santo di Dio: gli uomini amati dal Signore.

Un crudelissimo “Erode invisibile”, chiamato Coronavirus, ha rubato al Natale del 2020 il verbo andare. Quel verbo di movimento che, per secoli e secoli, ce ne ha trasmesso il Mistero; lo ha rubato a noi tutti con perfida violenza. Ma voglio subito rassicurarvi: dobbiamo infatti convincerci che si tratta di un furto temporaneo. Il verbo andare, i nostri occhi potranno continuare a leggerlo, contemplarlo. Celebrarlo con le pagine del Vangelo di Luca che in quella notte santissima con luminosa sapienza lo ha posto accanto ai pastori: «Andarono senza indugio» (Lc 2,16). Quest’anno la Parola del Signore con la Sua divina Sapienza lo porrà accanto ad ognuno di noi. L’annuncio dell’angelo: «Oggi vi è nato nella città di Davide il Salvatore che è Cristo Signore» (Lc 2,11), ha acceso nei pastori il desiderio di cercare. Impariamo da loro. Ricordiamocelo vicendevolmente: solo la ricerca ci permette di incontrarLo, perché Lui si fa trovare. Sempre.

In tanti parlano di un Natale “diverso”. Io vi invito a chiamarlo “nuovo”. Per ri-vestirlo di speranza e di gioia. Quella gioia e quella speranza che neanche questa flagellante pandemia potrà mai rubare ai nostri cuori.

 

Cari Figli,

vi consegno un mio desiderio: per questa “nuova” Santa notte di Natale ho deciso di compiere un viaggio. Voglio andare a Betlemme. Per vedere con i miei occhi Maria e Giuseppe e quel Bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia.

Mi sono affidato ad una specialissima agenzia di viaggi. Ho deciso di seguire il magistero di quei pastori della Giudea che più di duemila anni fa vegliavano di notte, custodendo il loro gregge. Come loro voglio mettermi in cammino. Voglio incontrare il Cristo vero Pastore, Sposo e Salvatore per vedere con i miei occhi e ascoltare con le mie orecchie i suoi primi vagiti di misericordia, dall’agenzia curata dai pastori della Giudea ho ricevuto indicazioni chiarissime. Si cammina solo a piedi scalzi, non perché mi si prospetti un itinerario penitenziale, ma soltanto come segno visibile per lasciarmi avvolgere dalla luce dell’essenzialità, l’unica capace di farmi giungere ai piedi della mangiatoia.

I pastori, conosciuti da tutti per il loro poco parlare, mi hanno dato notizie su altri compagni di viaggio. Si tratta di un infermiere e un rianimatore di uno dei tanti reparti Covid della nostra Italia. Per quella sera hanno ottenuto un permesso speciale per lasciare il loro ospedale. Li ho incontrati in agenzia. Sono contento di condividere il viaggio con loro. Mi hanno detto che porteranno un video al Bambino Gesù. Del loro Pronto Soccorso simile a una caserma in assetto di guerra con letti e barelle l’uno contro l’altro. Mi hanno anticipato che in quel video alcuni pazienti hanno le mani aperte verso l’alto. Chiedono aiuto. Sono mani che cercano l’Amore. Somigliano a quelle di Gesù Bambino.

Ed io, che cosa porterò con me? Ho pensato alla foto di un bambino con la mascherina. Foto che non ho scattato, ma che si è impressa nel mio cuore. Quel bambino per salutarmi, spontaneamente ha tolto la mascherina. Non mi ha salutato con un ciao, ma con un sorriso. Semplice, puro e luminoso.  Giunto alla “casa del pane”, consegnerò il mio atto di fede verso quel Dio-Bambino, il Pastore che si è fatto agnello.

Chiederò ai piedi della mangiatoia, al nostro Dio Bambino che tutti, quanto prima, possiamo finalmente toglierci la mascherina per donarci il sorriso della rinascita. Quel sorriso che si sprigiona dal volto dei piccoli. Dal volto del Dio Piccolo e Povero del quale dovrò poi comunicarvi la gioia dell’incontro. Già inizio ad assaporarla.

Auguri di un “nuovo” Santo Natale!  

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