Omelia del Vescovo di Cefalù
S.E.R. Mons. Giuseppe Marciante
Domenica delle Palme
Basilica Cattedrale
Cefalù, 10 aprile 2022
Abbiamo assistito all’ingresso di Gesù nella città di Gerusalemme.
Il brano che è stato proclamato all’inizio di questa celebrazione ci aiuta a focalizzare uno dei punti d’interesse di Gesù; è quello della città.
La città è un luogo ben definito nello spazio ed è innanzitutto luogo dove si abita, dove si vive insieme, un luogo di relazioni, dove si fanno i commerci, dove si prega, dove si svolge la vita sociale.
Gesù non è fuori dalla città, nella citta incontra tante persone, nella città compie segni e prodigi: le opere del Padre suo. Anche se in certi momenti della sua vita si stacca per pregare nella solitudine e nel silenzio dei monti, il Vangelo sottolinea più volte che percorreva città e villaggi.
Questo interesse per la città e i cittadini, per le persone, è molto importante nella vita di Gesù: lo stesso interesse dobbiamo avere noi discepoli di Cristo per le nostre città e i nostri borghi, perché siano luoghi di convivenza pacifica e non luoghi di conflitto.
Il Vangelo ci dice che Gesù vi entra da Re. Ma da dove viene questa regalità di Gesù? Di cosa è fatta?
Quando i re entravano a Gerusalemme per l’intronizzazione erano accolti da eserciti, da uomini armati con i loro vessilli e le loro bandiere. E la forza del re era determinata dall’arsenale di guerra.
Qui invece Gesù non entra su un carro o un cavallo da guerra, ma entra in groppa a un asinello, accolto da un popolo umile che agita rami di ulivo e di palme, simboli di pace. I discepoli stendono i loro mantelli al passaggio di Gesù. È un popolo pacifico, non armato perché Gesù non è un capo politico, è un re diverso.
All’inizio viene accolto in modo pacifico e con gioia. Ma come mai questa folla alla fine griderà crocifiggilo? Cosa è successo?
Appunto il popolo ha perso la sua identità, da popolo è diventato folla anonima, facilmente corruttibile dai farisei ipocriti e dai capi del popolo che invidiosi e assetati di potere già dall’inizio dell’ingresso in città fecero quella oscena richiesta di far tacere la voce del popolo: “Maestro, rimprovera i tuoi discepoli”. Ma egli rispose: “Vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre”. Ed è vero.
Chi oggi va a Gerusalemme e visita i luoghi santi, sente gridare le pietre che ci dicono le opere belle da lui compiute, le parole udite, raccontano del processo iniquo, del tradimento, della condanna. Ci rendono partecipi della via dolorosa. Ci conducono sul Calvario e ci accompagnano nel luogo dove è stato sepolto e che è rimasto vuoto perché è risorto.
Anche noi, “kairontes” - come dice il testo greco - pieni di gioia, di entusiasmo siamo chiamati a non tacere il Vangelo di Cristo nelle nostre città. Mi piace la parola “entusiasmo”, dal verbo greco “entusiazo” che significa essere ispirato e che ha la sua radice in “en-theos”.
È la condizione di chi ha Dio dentro e che si comporta come ispirato da tale presenza, da tale forza interiore. Papa Francesco ci ha invitati a non tacere, ma a gridare, a contagiare con entusiasmo “l’Evangelii gaudium”, la gioia del Vangelo, dentro le nostre città. Così sia. Amen.