Ieri a Valledolmo, nel giorno della Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo, importante momento di Chiesa sinodale le Confraternite della diocesi per l'annuale appuntamento del Cammino diocesano delle Confraternite.
Durante l'incontro oltre all'interessante intervento della prof.ssa Viola la prof.ssa Marinella Bonomo ha fatto una sintesi di quanto fatto e discusso dalle Confraternite durante la fase consultiva del XII Sinodo diocesano.
Leggi l'intervento
Le confraternite hanno rappresentato e rappresentano un “tesoro” per la Chiesa in quanto espressione della pietà popolare già rivalutata, negli anni successivi al Concilio, da Paolo VI che, in Evangelii nuntiandi, vede in essa la manifestazione di “una sete di Dio che solo i semplici e i poveri possono conoscere” e definita da papa Francesco “autentica espressione dell’azione missionaria del popolo di Dio … una realtà in permanente sviluppo, dove lo Spirito Santo è il protagonista”.
Con l’avvio della seconda fase consultiva-elettiva del Sinodo diocesano, anche le confraternite sono state chiamate ad esprimersi e a condividere il proprio bagaglio esperienziale attraverso incontri che hanno favorito l’ascolto reciproco, il confronto e lo scambio di esperienze.
Per la consultazione e, secondo quanto suggerito dal Vescovo, ciascun parroco ha riunito confrati e consorelle afferenti alla parrocchia, e li ha coinvolti in un breve momento di preghiera e nella meditazione di un brano biblico a cui ha fatto seguito la presentazione del questionario preparato da un’apposita commissione della quale anche io ho fatto parte.
La sintesi che mi appresto ad illustrare scaturisce dalla lettura dei verbali redatti nelle assemblee e intende far conoscere le singole realtà, verificandone, allo stesso tempo, il cammino fatto.
Di seguito riporto i contributi delle confraternite e congregazioni femminili di ALIA, BOMPIETRO-LOCATI, CASTELBUONO (Parrocchia S. Natività di Maria V.), CASTELLANA SICULA, ISNELLO, LASCARI, POLIZZI GENEROSA, PETRALIA SOTTANA, SAN MAURO CASTELVERDE E VALLEDOLMO.
Sul Sinodo in generale così si sono espresse alcune confraternite:
- Sinodo è “camminare insieme”, in comunione, accompagnati dalla preghiera; è un cammino di fede unitario guidato dallo Spirito Santo e con lo sguardo rivolto ai più deboli in una società, pervasa dal consumismo e dall’individualismo, nella quale diventa sempre più difficile ritrovarsi e alla quale non sempre ci si sente di appartenere, il Sinodo potrebbe riportare gioia ed entusiasmo.
- È un cammino di fraternità teso a rendere più forte e consapevole il senso di appartenenza al popolo di Dio, un cammino guidato dal Vescovo, dai parroci con i quali concordare iniziative e prendere decisioni.
- Sinodalità è una strada maestra e necessaria che la Chiesa del terzo millennio dovrà intraprendere per andare oltre il sagrato o il campanile: occorre abbattere ogni barriera e puntare sulla centralità di un trinomio completo: Vangelo, Fraternità, Mondo. In questo nostro tempo diventa, pertanto, sempre più urgente l’annuncio del Vangelo.
In qualche contributo si fa riferimento al Sinodo quale possibilità di cambiamento e opportunità per interrogarsi sul futuro alla ricerca di nuove strade da percorrere.
Si individuano diverse modalità per contribuire fattivamente al Sinodo:
- riscoprire gradualmente lo scopo fondante della confraternita sforzandosi di adeguare le azioni comuni, in modo opportuno, alle nuove realtà sociali, rivalutando, allo stesso tempo, il voler fare tutti insieme proiettati verso la stessa direzione e sentendosi sempre più parte integrante e attiva dell’unico popolo di Dio nella Chiesa e per la Chiesa;
- facendo carità, attingendo dalle proprie forze e mantenendo vive le tradizioni della fede popolare del proprio paese;
- con la preghiera, assicurando la presenza alle diverse iniziative della parrocchia e in unione con la Chiesa universale;
- camminando insieme sulla stessa strada con la guida di Gesù ed esercitando il discernimento comunitario. È necessaria la partecipazione all’Eucaristia e il confronto con le altre confraternite allo scopo di progredire nelle conoscenze teologiche-culturali e acquisire, via via, nuove esperienze e trasmettere così la propria “forza” nel cammino comune.
Le risposte alla seconda domanda raccontano il rapporto che si vive, all’interno della confraternita, tra il Kerigma e la fede popolare e, nello specifico, quali messaggi esse intendono comunicare, in questo tempo, attraverso le variegate manifestazioni quali espressioni della loro “forza evangelizzatrice”.
In generale, viene descritto lo svolgersi delle processioni e dell’incedere composto, silenzioso e orante dei confrati; dai contributi si rileva il comune desiderio di custodirne linguaggi e simboli per tramandarli alle generazioni future. Linguaggi, luoghi e tempi, che, nella loro semplicità e spontaneità, esprimono il desiderio e la ricerca di Dio. Le confraternite hanno arricchito, nel passato, e impregnano, nel tempo presente, la storia di ogni giorno della presenza di Dio, creando un legame tra le diverse generazioni. Per tali ragioni occorre custodirne le manifestazioni incarnando gli insegnamenti di Cristo, nutrendosi della sua Parola e dell’Eucarestia, lasciandosi plasmare dall’azione dello Spirito Santo, facendosi, soprattutto, strumento nelle mani di Dio con spirito mutualistico e di condivisione. Si contrappone la posizione di quanti, al contrario, registrano che alcune processioni non sono partecipate e sentite, anche dagli stessi confrati. Qualcun altro esprime perplessità riguardo al messaggio evangelico e alla testimonianza che si trasmettono e avanza la proposta di rivederne i linguaggi così da attualizzarli e renderli quanto più vicini ai giovani che, da quanto si legge, partecipano sempre meno alla vita della confraternita. Si percepisce, inoltre, il desiderio forte di rimanere ancorati al passato con il rischio di accrescere il divario tra le generazioni. Diventa, allora, sempre più urgente cercare nuove vie attraverso le quali promuovere, nelle comunità, cammini di fede anche attraverso l’azione delle confraternite il cui ruolo non può limitarsi alla salvaguardia di principi e tradizioni.
La terza domanda interroga sulla prospettiva catechetica della fede popolare e sul ruolo che oggi le confraternite assumono rispetto alle problematiche e alle emergenze del territorio di appartenenza.
Buona parte delle confraternite, consapevoli del profondo cambiamento che interessa le comunità e la società in generale, riconosce che gli statuti sono da rivedere e modificare perché i giovani non sempre trovano in esse le motivazioni per farne parte.
Gli statuti, sebbene approvati dalla Curia e redatti secondo il modello diocesano, utilizzano un linguaggio, il più delle volte, desueto e quanto in essi contenuto non contempla e non risponde alle nuove situazioni cui oggi frequentemente ci si imbatte come, ad esempio, nel caso di confrati separati o divorziati e poi risposati.
La crescente emigrazione sta creando difficoltà e danni economici soprattutto nei piccoli centri dove un numero sempre più grande di giovani famiglie è costretto a lasciare il proprio paese di origine alla ricerca di maggiore stabilità economica.
Anche nelle confraternite lo spopolamento produce effetti negativi: leggendo i verbali, si sente lo smarrimento e il disagio dei confrati che costatano la progressiva riduzione del numero degli associati e il venir meno della componente giovane che dovrebbe, invece, assicurare continuità nel tempo e fornire slancio e impulso nuovi e creativi.
Inoltre, la mancanza di lavoro, il degrado sociale e culturale e la crisi valoriale che caratterizzano il tempo presente, favoriscono l’insorgenza di comportamenti devianti nei giovani che si allontanano sempre più dai cammini di fede e che, non riconoscendosi nei principi fondanti della confraternita, disertano gli appuntamenti e gli incontri di carattere religioso. In tanti, ormai, vi si iscrivono per non interrompere o rispettare una consuetudine familiare o soltanto per assicurarsi la sepoltura.
In origine, la partecipazione alla confraternita comportava l’impegno di coltivare e accrescere la fede e a vivere secondo i precetti della Chiesa. Oggi i valori e i principi a cui una confraternita si ispirava si stanno perdendo così come il senso di appartenenza e la crescita spirituale è trascurata, la partecipazione si è ridotta all’esteriorità.
In alcuni tratti si leggono vere e proprie richieste di aiuto e, sporadicamente, giunge qualche suggerimento che ho così sintetizzato:
- ascoltare i ragazzi, dare loro fiducia non imponendo percorsi ma sforzandosi di far comprendere il loro valore
- dare testimonianza con la presenza alle Messe domenicali e con la vita
- sia l’assistente spirituale a prodigarsi affinché vengano tramandati ai giovani le consuetudini e i valori religiosi a cui la confraternita si è ispirata e che sia di esempio con la sua vita e guidi ed esorti i confrati a maturare nella fede attraverso la sua costante presenza, i momenti di catechesi e collabori nel programmare le feste.
- la confraternita custodisce la religiosità di una comunità; non si può cancellare il passato se si considera che le tradizioni, gli usi e le consuetudini stanno alla base del diritto. Si auspica che le confraternite si riapproprino della loro originaria dignità e ne continuino a custodire il carisma fondativo.
Il quarto quesito, riguardante la prospettiva liturgica, ci fa comprendere, se e come viene vissuta la Domenica, il giorno del Signore, quanto gli usi e le consuetudini siano in armonia con l’Anno Liturgico e quali i segni e la gestualità attraverso i quali si celebra la fede.
Poche le confraternite che rispondono. Si rileva che, nella maggior parte dei casi, la partecipazione alla Messa domenicale è rimessa alla volontà del singolo e in pochi animano la celebrazione con i canti, con la proclamazione della Parola, e con la raccolta delle offerte. Risultano, invece, partecipate le novene, i tridui o comunque le celebrazioni eucaristiche del titolare della confraternita e le feste patronali, momento di particolare coinvolgimento della confraternita.
In alcune parrocchie è assicurata la presenza dei confrati nelle celebrazioni dei tempi forti dell’Anno Liturgico: Natale, Settimana Santa e Pasqua e solennità del Corpus Domini.
Per creare il clima di festa non si può rinunciare alla banda musicale e ai giochi d’artificio soprattutto nel post-pandemia che ha costretto a trovare alternative e sperimentare altro, seppure, in qualche caso, sia stato gradito e partecipato.
Il momento di festa che, solitamente segue la celebrazione liturgica, è occasione di incontro e condivisione, ascoltare il suono di uno strumento musicale dona conforto e sollievo agli anziani, oltre che procurare loro gioia.
Di contro, qualcuno avverte che il legame tra le manifestazioni esterne e il senso evangelico della festa liturgica si è fatto sempre più debole fino a diventare, nel tempo, due eventi separati a tal punto che il comitato organizzatore, risulta composto, in alcuni casi, esclusivamente da laici ed ha il compito di raccogliere i fondi necessari all’organizzazione di festeggiamenti degni di nota.
Infine, l’ultima domanda guarda alla prospettiva caritativa e sociale della fede popolare che viene espressa attraverso diverse opere di carità verso famiglie di confrati in difficoltà economica, o verso bisognosi con donazioni alla Caritas parrocchiale o ancora assicurando la sepoltura ai confrati defunti ricordandoli nella preghiera e sostenendo i familiari o aderendo alle iniziative suggerite e condivise con la Diocesi.
Nei contributi si legge che per alimentare la vita spirituale e mantenere vivo il culto le confraternite partecipano alle diverse celebrazioni cui sono chiamate a collaborare (prevalentemente i riti della Settimana Santa e alla processione del Corpus Domini), a momenti di catechesi curati dal parroco nei tempi forti di Avvento e Quaresima, oppure con incontri mensili per pregare e partecipare alla santa Messa.
Le confraternite provvedono alla manutenzione e alla pulizia della sede, Oratorio o Cappella, loro affidata e curano il restauro dei manufatti artistici di cui sono proprietarie. Nessuna iniziativa viene promossa per la loro fruizione e promozione.
In qualità di rappresentante diocesano accolgo le sfide del tempo presente e, fiduciosa, spero che il Sinodo possa rappresentare, per le confraternite, una provocazione verso nuovi itinerari di evangelizzazione e occasione di discernimento per ritrovare vitalità e dinamismo, illuminate e sorrette dall’azione dello Spirito Santo.
Concludo il mio intervento ringraziando voi che mi avete ascoltato e, in particolare, il Vescovo che con la sua costante presenza ci esorta a prendere consapevolezza della nostra presenza ecclesiale.