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Mons. Marciante: "Papa Francesco, uomo del Vangelo"

13/09/2018 22:17:00

don Franco Mogavero

# Diocesi,

Mons. Marciante: "Papa Francesco, uomo del Vangelo"

Intervista al Vescovo Giuseppe

Mons. Giuseppe Marciante insieme alla Sua Chiesa di Cefalù conta ormai le ore per incontrare Papa Francesco.

Il volto del Vescovo Giuseppe, che per anni nella Capitale ha lavorato accanto a Bergoglio, sprigiona gioia. «È l’uomo del Vangelo - afferma il Presule - e questo mi porta ad ammirarlo, amarlo e seguirlo». Invita tutti i fedeli della diocesi ad accogliere Francesco: «A partire da quella domanda pressante, pronunciata dal Papa cinque anni fa a Lampedusa e che risuona ancora come un grido: "Dove è tuo fratello?"». Puntualizza: «Era e rimane una domanda che interpella non solo ognuno personalmente, ma la collettività.

C’è, purtroppo, chi ancora è sordo a questo appello. In chi l’ha ascoltata ha suscitato lacrime che hanno demolito il muro dell’indifferenza». Prosegue: «Il Papa ritorna in Sicilia. Stavolta ci indica un modello evangelico di reazione e di lotta alla criminalità mafiosa con la sua vita e la sua opera: il beato Pino Puglisi.

Un modello di lotta che fa leva su un progetto educativo evangelico che è in sintonia con le altre figure recentemente indicate da Papa Francesco: don Lorenzo Milani, don Primo Mazzolari e don Tonino Bello». «Attraverso queste indicazioni - attesta Marciante - il Papa rafforza ed esalta la scelta educativa della Chiesa Italiana». A tal proposito, il Vescovo non nasconde le sue speranze: «I parroci delle nostre diocesi, se autenticamente impregnati di spirito evangelico e fortemente immersi nella vita del popolo, diventano una forza trainante non solo della Chiesa, ma anche della società. Oggi c’è bisogno di far emergere la bellezza della vita di tanti eroi silenziosi. Sono tanti i presbiteri che portano addosso l’odore delle pecore».Nell’azione pastorale del Vescovo Giuseppe è viva la lezione di Francesco: «Quando ero ausiliare a Roma ho avuto la gioia di accompagnare il Santo Padre nelle visite pastorali in alcune parrocchie del mio settore.

Allora ho compreso cosa deve stare più a cuore ad un pastore: incontrare e annunciare il Vangelo a coloro che stanno fuori o ai margini del recinto della Chiesa. Curare in modo particolare l’istruzione e la catechesi dei più piccoli operando una riconciliazione tra le generazioni. Essere attenti specialmente ai bisogni degli "scartati". Aprire la parrocchia al territorio per promuovere una cultura dell’incontro». «C’è un programma chiaro che il Papa vuole presentare alla Chiesa italiana con le sue visite pastorali - dice il Presule - Come è accaduto a Bozzolo, Barbiana e Molfetta, il Pontefice da voce ai testimoni della fede. Vale anche per il beato Pino Puglisi l’immagine che consegnò su don Milani: "Il prete trasparente e duro come un diamante continua a trasmettere la luce di Dio sul cammino della Chiesa". E poi a braccio fece questa consegna: "Prendete la fiaccola e portatela avanti"». 

Puntualizza: «Il sangue versato da don Puglisi continua a gridarci che non bisogna abbassare la guardia. La mafia è sempre in agguato. A volte pare che si sia attenuato l’aspetto cruento della mafia.

C’è sempre da combattere. Ma noi ci accorgiamo che certi ritardi, certe lentezze, certe situazioni delle nostre realtà sociali e politiche spesso dietro hanno una matrice mafiosa. C’è la mafia della manovalanza e quella dei colletti bianchi. Sono sorelle gemelle. Non ci sono più fatti di sangue come negli anni caldi. Ma il fenomeno esiste. Ed è presente nella lotta per gestire il denaro. Falcone diceva: "Se vuoi sapere dove è la mafia segui la strada dove va il denaro"». Poi dice: «Il Pontefice ci indica il modello Puglisi. La Chiesa ha bisogno di rivisitare questi modelli puliti.

Don Pino è uno di questi grandi modelli. La crisi della Chiesa è una crisi di spiritualità. Il Papa insiste sul Vangelo. Sul vivere fortemente l’esigenza evangelica. Questo io penso che sia anche un principio di riforma forte della Chiesa. Il Papa nell’Evangelii Gaudium ha parlato di riforma: è necessaria una riforma spirituale della Chiesa. Siamo impantanati in cose che tante volte ci fanno arrossire. Il Papa spinge per purificare la Chiesa». Sicuro della forza anche purificatrice che sprigionerà la visita di Francesco su tutta la Chiesa Siciliana dichiara: «Le grandi rivoluzioni come le grandi riforme non si impongono dall’alto, ma bisogna suscitarle dal basso, da piccole minoranze creative.

Si parte dalle periferie. Da tali esperienze si sprigiona un messaggio che contagia non solo la Chiesa, ma esercita il suo fascino attrattivo anche oltre il recinto ecclesiale; si compie un’evangelizzazione per attrazione. E spesso è la più entusiasta». Riforme, rivoluzioni, minoranze e periferie sono termini che ormai fanno parte del lessico della Chiesa di Bergoglio. Vocaboli che lasciano il segno. «Come- afferma Mons. Marciante- lascerà un segno la visita di Francesco anche a Piazza Armerina».

E con tono deciso continua: «È vero, il Papa toccherà per poco tempo la diocesi di Piazza Armerina. Reputo ugualmente significativa questa breve sosta, perché ci permetterà di guardare in faccia le tante ferite presenti nelle aree interne dell’isola. Enna è la provincia che ha subito il più consistente decremento demografico: tra il 1971 e il 2011 ha perso più del 9% della popolazione. È la provincia per eccellenza dell’entroterra». Il Vescovo di Cefalù conosce Francesco e sa che dietro ogni suo passo c’è un forte invito a leggere e abbracciare le povertà presenti nel territorio. Povertà che Marciante evidenzia con amarezza: «Si assiste a un costante spopolamento di queste zone. Scarsa è la   crescita economica. Forte è il riaffacciarsi di nuove emigrazioni. Persiste la storica problematica del ritardo».

Con ironia pungente e sofferta dice: «Per la nostra Sicilia è la lentezza quella cifra presente ovunque». 

E continua: «Ci sono però dei numeri che ci interrogano che devono scuoterci. Negli anni della crisi economica (dal 2000 ad oggi), il Mezzogiorno, e più specificatamente la Sicilia, hanno mostrato una scarsissima dinamicità demografica. Le nuove emigrazioni sono alimentate soprattutto dai giovani con una buona formazione scolastica e, per quasi la metà, da donne. I dati ISTAT, elaborati dallo SVIMEZ, dimostrano che i migranti del Mezzogiorno verso il Centro Nord risultano, infatti, concentrati nelle classi di età 25-29 anni e 30-34 anni. Queste due classi spiegano quasi il 60% del salto migratorio dell’ultimo quinquennio. Negli ultimi venti anni sono emigrati circa due milioni e mezzo di cittadini meridionali». Ed incalza: «C’è il dramma dei piccoli e piccolissimi comuni (con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti) dell’entroterra. Incontrano grandi difficoltà a trattenere i residenti. Per questi comuni il declino demografico è forte ed è generalizzato in tutta l’isola». Per Marciante: «Il vero fronte di battaglia, quindi, sono i piccoli comuni, territori fragili, con sempre meno competenze spendibili sul mercato, spesso caratterizzati da situazioni di isolamento». E poi afferma: «La sosta del Papa in una diocesi dell’entroterra attanagliata da questi drammi ci interroga. La domanda di fondo da porsi è la seguente: le aree interne della Sicilia sono zavorre da lasciare al loro destino senza futuro? Sono territori, persone, risorse da valorizzare e coinvolgere in un processo di sviluppo sempre più inclusivo dell’isola e di conseguenza più sostenibile sul piano sociale e su quello ecologico - ambientale?». Alla domanda: «Cosa chiederebbe al Papa per le Chiese di Sicilia?».

La risposta è immediata: «Una preghiera benedicente per il recupero delle nuove generazioni. Un recupero che trattenga i giovani in Sicilia.

È importante che le nuove generazioni restino nel loro paese, nel loro ambiente senza togliere la possibilità di arricchirsi nelle facoltà che stanno all’estero, in Europa, nel Centro o al Nord Italia. Uscire per ritornare. I giovani sono una ricchezza e devono diventare una ricchezza per le realtà locali». «Il destino delle nostre terre nel giro di pochi anni è quello di diventare dei grandi cimiteri. Lo dico sempre. Si verrà nei nostri paesi, soprattutto quelli delle aree interne per trovare i morti. Allora a chi deve essere rivolta l’evangelizzazione?».  E alla domanda: «Per la sua diocesi, per la sua azione pastorale quale preghiera presenterebbe a Francesco?». Mons. Marciante si commuove. Guarda i tanti fogli che stanno sulla sua scrivania. In alcuni sono stilati bozze di progetti. Li riosserva, sgranando gli occhi e poi dice: «Io spero di ricevere dal Santo Padre per la mia diocesi un incoraggiamento nel portare avanti per i giovani delle iniziative dove possono trovare motivi di speranza nel lavorare nel nostro territorio.

Vorrei lanciare un "laboratorio della speranza" dove mettere insieme i giovani e far esprimere le loro idee e progetti. Mettere a disposizione dei giovani soprattutto risorse spirituali e poi materiali. Quelle che la nostra Chiesa possiede per potere con loro elaborare un progetto di ritorno». Appare chiaro come la visita di Bergoglio porti con sé i suoi frutti ancor prima di compiersi. Le forti parole del Vescovo di Cefalù ne sono una conferma: «La nostra Chiesa è in uscita. Nessuno può rubarle la Speranza». 


Don Franco Mogavero

Responsabile Servizio Pastorale Comunicazioni Sociali

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