Omelia del Vescovo di Cefalù
S.E.R. Mons. Giuseppe Marciante
Veglia di Pasqua
Basilica Cattedrale
Cefalù, 20 aprile 2019
Il primo giorno dopo il sabato o meglio il giorno uno dei sabati, richiama la Genesi, il primo giorno, la creazione della luce. Il Dio della creazione, il creatore del mondo e che il settimo giorno si riposò ora dà inizio all’ottavo giorno, giorno primo e ultimo.
Il Dio della creazione è il Dio della risurrezione. Fin dal principio la creazione è orientata alla risurrezione di Cristo dai morti.
In Lui tutta la creazione geme nelle doglie del parto. Ora lo sappiamo il Dio che ha vinto la morte risuscitando il Figlio fatto Uomo è il Dio che ha vinto le tenebre del caos primordiale creando dal nulla la luce. Ora alla luce del fuoco nuovo della risurrezione ogni cosa risplende del senso del suo vero essere e narra perché è stata creata.
L’uomo ritrova la sua vera immagine.
L’acqua concorre al lavacro della rigenerazione alla vita immortale. L’olivo fa risplendere con l’unzione della grazia la bellezza del volto di Cristo sul volto dell’uomo. Il grano diventa pane-fermento di vita nuova e il frutto della vite ci dona il Sangue della salvezza. Di buon mattino, siamo alle prime luci del giorno unico che non avrà tramonto, all’alba della creazione nuova.
Ormai il processo è irreversibile, tutto corre verso la risurrezione finale. Nella sua onnipotenza, Dio mette fine alla morte e segna l’inizio di una nuova vita.
[Le donne] si recarono al sepolcro.
Sono state le ultime a lasciarlo perché anche dopo la morte lo seguirono e videro il sepolcro e come era stato disposto il suo corpo.
Ora sono le prime a tornare, dopo il riposo sabbatico, per completare quanto avevano cominciato a fare preparando aromi e unguenti per la sepoltura. Le donne vere esperte dell’amore e vere maestre di fedeltà.
Le donne vere "sacerdotesse" della vita vivono in simbiosi con la madre terra. Dalla terra viene la vita e alla terra torna Adamo. Sono andate con una certezza che la morte ha vinto la vita, ma dinanzi alla pesante pietra ribaltata e al sepolcro vuoto entrano in confusione in "aporia" - dice il testo greco - in uno stato di disorientamento dove non si può andare oltre, non possono andare a cercarlo dove c’è un "vuoto". La certezza che la morte vince la vita ora è messa in dubbio.
In questa situazione invalicabile qualcuno domanda? «"Perché cercate tra i morti il vivente?"» (Lc 24,5) e gli stessi uomini dalle vesti sfolgoranti, come cavalieri della luce fanno chiarezza: «"Non è qui, è risuscitato"» (Lc 24,5); e le invitano a ricordare le sue parole: «bisognava che il Figlio dell’Uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso, e il terzo giorno risorgere».
Alla memoria della morte rappresentata dal sepolcro "mnema" ora ritorna la vera memoria (mnemesthete: ricordate) del vivente quella della sua Parola. E questa Parola oggi ribalta le nostre certezze, così come è stata ribaltata la pesante pietra del sepolcro, e insinua il dubbio, il sospetto che piano piano, come l’albeggiare del giorno, diventa certezza che c’è un tipo di vita che vince la morte e un tipo di morte che vince la morte. «Non è qui, è risorto»! L’abbiamo ascoltato anche noi oggi questo lieto annuncio, questa bella notizia: è inutile cercare tra i morti colui che è vivo.
Adesso si tratta solo di incontrarlo, perché se incontro il Risorto io risorgo.
Vi auguro in questa Santa Pasqua di incontrarlo in modo forte e vero, e badate che si capirà se l’avete incontrato, se saprete contagiare la gioia dell’incontro. Buona Pasqua!