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Omelie del Vescovo (05.04.2020)

04/04/2020 17:35:00

Segreteria Vescovile

Omelie del Vescovo,

Omelie del Vescovo (05.04.2020)

Domenica delle Palme

Omelia del Vescovo di Cefalù

S.E.R. Mons. Giuseppe Marciante

 

Domenica delle Palme

 

Basilica Cattedrale

Cefalù, 05 aprile 2020

 

 

«Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?» (Mt 26,17).

«Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli» (Mt 26,18)

 

Non si può celebrare la Pasqua se non la si prepara; non si assiste alla Pasqua, la si celebra e quindi ci si prepara. 

Il tempo della Quaresima che oggi si conclude ci ha preparati alla Pasqua ormai prossima. Questa volta, come mai prima, la ricorderemo nella storia come la “Quaresima del coronavirus”.

Quest’anno si omette nelle celebrazioni la processione dell’ingresso solenne.

Le strade sono vuote perché non è consentito l’assembrarsi neanche per la celebrare liturgica.

L’ingresso di Gesù avviene nelle case: Dio bussa alle nostre porte come è scritto nel libro dell’Apocalisse:

 

Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me. Il vincitore lo farò sedere con me, sul mio trono, come anche io ho vinto e siedo con il Padre mio sul suo trono. Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese (Ap 3,20-22)

 

«Farò la Pasqua da te» (Mt 26,18)

 

Il Signore bussa alla nostra porta perché abbiamo bisogno di lui: lo hanno portato all’uscio di casa le nostre preghiere, le nostre paure, i nostri lamenti, le nostre lacrime.

Abbiamo bisogno della sua presenza perché siamo stanchi, tristi e preoccupati. Abbiamo bisogno di sollievo, di pace e di speranza.

Il Signore non viene con violenza, né con prepotenza, ma in modo umile sul dorso di un’asina; viene con mansuetudine e chiede di aprire la nostra porta dal di dentro ed entra in punta di piedi.

Chiede solo ascolto e la porta si apre solo se ci si mette in ascolto della sua voce.

È difficile ascoltare nel chiasso, è impossibile prestare attenzione se siamo indaffarati e distratti.

Il Signore viene per entrare in relazione in un tempo in cui il contatto è pericoloso. Lo stare a distanza ci fa desiderare la vicinanza, adesso il Signore è vicino; così come Egli ha detto: «Il mio tempo è vicino» (Mt 26,18)

La “emergenza”, fa si che “emerga” una liturgia più essenziale dove, in modo più esplicito, il soggetto celebrante è il popolo di Dio non come soggetto passivo, che assiste ad un rito che altri per lui celebrano, ma che si scopre “Popolo sacerdotale” in grado di celebrare in maniera davvero “consapevole, attiva e piena”, come vuole il Concilio Vaticano II, secondo quell’identità che deriva dal sacramento del Battesimo.

Il ministro che presiede non sostituisce il Popolo di Dio, ma vive il suo servizio per aiutarlo ad essere parte attiva della celebrazione.

Quest’anno lo spazio della casa è chiamato a diventare luogo del culto spirituale e, anche se si rimane soli, si celebra lo stesso perché «il Padre vede nel segreto» (Mt 6,6) della stanza interiore e ascolta anche le preghiere più silenziose!

Il luogo dell’incontro con Dio è Gesù Cristo e con Lui ogni uomo che lo accoglie: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14,23). 

«Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?» (1Cor 3,16) scrive l’Apostolo Paolo, talmente convinto di questa realtà da affermare «Cristo vive in me» (Gal 2,20).

Attraverso i nuovi mezzi della comunicazione sociale potrete seguire gli eventi che si celebrano in San Pietro, nella nostra Basilica Cattedrale e nelle chiese parrocchiali col vivo desiderio di essere presenti quanto prima in mezzo all’Assemblea santa.

Vi invito altresì a vivere le celebrazioni domestiche previste seguendo il sussidio liturgico pastorale Farò la mia Pasqua da te con i miei discepoli, preparato dal Servizio Pastorale Liturgica.

Concludo con questa preghiera:

 

[O Signore] quando tu di nuovo busserai

alla mia porta, questa sera

avrò un sussulto di gioia.

Non saprò nemmeno dirti

avanti ma verrò subito ad aprirti, ansimante.

Avverrà l’incontro sulla soglia

ma mi tremerà la mano afferrando la maniglia.

Entrerai e mi metterò vicino a te, come Giovanni Evangelista

ma temo di restar senza parola [1].

 

Carissimi vi rivolgo un invito che in questi giorni vi è stato più volte trasmesso: "restate a casa". Chiudete la porta al virus; aprite, anzi spalancate la porta a Cristo che viene. 

 

[1] P. Bricchi, Un minimo d’azzurro, Virgilio, Milano 1976.

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