Omelia del Vescovo di Cefalù
S.E.R. Mons. Giuseppe Marciante
Recita del Regina Caeli nel II anniversario dell'inizio del ministero pastorale
Santuario Maria Santissima di Gibilmanna
Gibilmanna, 14 aprile 2020
Carissimi fratelli e sorelle,
all’inizio del mio ministero a Cefalù (iniziato proprio da questo santuario, sotto lo sguardo di Maria) ho richiamato l’immagine del mandorlo in fiore del profeta Geremia per invitarvi a guardare il futuro della nostra Diocesi con speranza, riflettendo sul cammino che il Signore ci ha fatto percorrere, per raccogliere i frutti di una lunga seminagione. Ma, allo stesso tempo, vi invitavo a leggere il segno del mandorlo come un richiamo a rimanere svegli per saper vedere i segni del nuovo nascosti tra le pieghe del tempo presente alla luce della Parola di Dio.
Ritorno ancora su quel simbolo per leggerlo alla luce del profeta Isaia: «Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?» (Is 43,19).
L'albero di mandorlo, il primo a fiorire in primavera, ai Cristiani ricorda la risurrezione di Gesù: «Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti […] così in Cristo tutti riceveranno la vita. Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo» (cfr 1Cor 15, 20-23).
La risurrezione di Cristo è la cosa nuova. Chiediamo al Signore risorto il dono del discernimento per saper cogliere i nuovi germogli di speranza che già s'intravedono nel nostro tempo. Pensiamo al dopo Coronavirus: certamente tutto non sarà come prima. Noi speriamo che tutto andrà per il meglio e che tutto possa essere una cosa nuova.
La Pasqua, come ci ha detto Papa Francesco nella veglia pasquale ci ha conquistato il diritto alla speranza, perché Cristo è risorto per portare vita dove c’è morte, per avviare una storia nuova dove era stata messa una pietra sopra.
Nell'arte cristiana, Cristo risorto è raffigurato, sui portali delle chiese e sugli amboni, dentro una mandorla. Questo frutto è simbolo del mistero di Cristo che nasconde la natura divina in quella umana, come il frutto della mandorla è racchiuso nel guscio. Come pure dal legno della croce, simboleggiato dal guscio legnoso, viene fuori il seme della vita, rappresentato dalla mandorla.
Nella nostra terra di Sicilia, con le mandorle si preparano tanti gustosi dolci pasquali come - ne ho i ricordi da bambino - l'agnello pasquale in pasta di mandorla.
Anche Maria Santissima, assunta in cielo, viene raffigurata dentro una mandorla: «Non poteva conoscere la corruzione del sepolcro colei che ha generato il Signore della vita» (Prefazio della festa dell’Assunzione di Maria).
Nel tempo pasquale, per antica tradizione, si canta il Regina Caeli al posto della preghiera dell’Angelus.
Incerta l’origine di questa preghiera: una pia tradizione, che per lungo tempo ha entusiasmato la fantasia popolare, l’ascrive a San Gregorio Magno, pontefice a fine VI secolo. La città di Roma, afflitta da un’epidemia di peste, portò in processione l’immagine della Salus Populi Romani. Quando la processione, guidata dal Pontefice, lambì la Mole Adriana (Castel Sant’Angelo), si udì un coro cantare "Regina Caeli, laetare quia quem meruisti portare resurrexit, sicut dixit".
Il pontefice avrebbe completato l'antifona aggiungendovi l'invocazione: "Ora pro nobis Deum".
Dalle testimonianze certe a disposizione sappiamo che fin dalla prima metà del secolo XIII si trova inserita nel breviario francescano e in un altro edito a Venezia nel 1521. Da questi testi "particolari" l'antifona passa a quelli "universali".
Benedetto XIV, nel 1742, raccomandò di recitarla in piedi in segno di vittoria sulla morte dal giorno di Pasqua fino a Pentecoste.
È una forma diretta di un annuncio come ha ben spiegato nella Pasqua del 2008 Papa Benedetto XVI: «È come una nuova "annunciazione" a Maria, fatta questa volta non da un angelo, ma dai Cristiani che invitano la Madre a rallegrarsi perché il suo Figlio, da lei portato nel grembo, è risorto come aveva promesso. In effetti, "rallegrati" era stata, a Nazaret, la prima parola rivolta alla Vergine dal messaggero celeste. E il senso era questo: "Gioisci, Maria, perché il Figlio di Dio sta per farsi uomo in te".
Ora, dopo il dramma della Passione, risuona un nuovo invito alla gioia: "Gaude et laetare, Virgo Maria, alleluia, quia surrexit Dominus vere, alleluia – Gioisci e rallegrati, Vergine Maria, alleluia, perché il Signore è risorto davvero, alleluia!"».
"Prega il Signore per noi", diciamo a Maria, affinché Colui che, nella risurrezione del suo Figlio, ha ridato la gioia al mondo intero, ci conceda di godere di questa gioia ora e nella vita senza fine.
Al cuore di questa Mamma che è la Regina del Cielo: la Madre che governa col cuore e che vuole la salvezza di tutti i suoi figli, ancora una volta affidiamo la nostra preghiera perché come a Cana di Galilea, la presenti al Figlio suo risorto, e ci doni la gioia della Pasqua.