Discorsi e Interventi del Vescovo di Cefalù
S.E.R. Mons. Giuseppe Marciante
Messaggio nella Giornata per il Seminario (2021)
Palazzo Vescovile
Cefalù, 11 aprile 2021
Si aprirono loro gli occhi (Lc 24,31).
Il Risorto, carissimi fratelli e sorelle, ci dona lo Spirito Santo che apre gli occhi dei due discepoli di Emmaus e anche oggi, in un tempo di sofferenza e di angoscia per il mondo intero, suscita in tutti noi il coraggio della speranza.
La nostra Chiesa è chiamata a ringiovanire e a rallegrarsi per la presenza del Signore che ci spiega le Scritture, rileggendo la storia nella quale ogni uomo e donna è protagonista e co-creatore. Dio continua a creare con le nostre mani, perché tutti possano stupirsi dinanzi alle sue opere.
L’uomo, piccola particella del creato, si scopre prezioso strumento nelle mani di Dio. I suoi occhi, talvolta accecati, sono incapaci di comprendere la bellezza e la grandezza dell’universo che sorride al Creatore. Sono occhi chiusi, come quelli del cieco di Gerico o come quelli dei farisei, guide cieche, che non riescono a leggere oltre la lettera e non possono guidare gli altri sui sentieri della vita.
Nella mia vita ho incontrato cristiani con gli occhi chiusi, incapaci di guardare al futuro, protesi verso il passato, invecchiati. Nel contempo, però, ho avuto la gioia di incontrare uomini e donne con gli occhi spalancati verso l’orizzonte, sentinelle che attendono l’alba del nuovo giorno, che non si accontentano, non si cullano, non si addormentano, non si danno pace. Chi ricerca il Signore, infatti, è inquieto, finchè non riposa in Lui (cf. Agostino, Le Confessioni 1,1,1). L’inquietudine del cuore porta all’incontro con Colui che non è lontano, ma è più intimo a noi di noi stessi (cf. Agostino, Le Confessioni 3,6,11). Questa inquietudine non ci fa addormentare, permettendoci di sperare, guardando oltre l’umano e il contingente. I due discepoli riconobbero il Signore solo a casa, quando “prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro” (Lc 24,30). I nostri occhi possono spalancarsi solo a casa, in famiglia, in parrocchia, famiglia di famiglie. Solo se sperimenteremo la bellezza dello stare insieme spezzando il pane della Parola, potremo riconoscere il Signore che cammina lungo le nostre strade.
Vi invito, pertanto, a ritrovarvi in famiglia o in parrocchia per la lectio divina, in modo da leggere con gli occhi del cuore gli eventi della storia, permettendo ai giovani del nostro tempo di rispondere a Dio che chiama insistentemente a salire sulla sua barca. Lasciamoci fissare dal suo sguardo, dai suoi occhi e come Zaccheo scendiamo dal nostro sicomoro per incontrarlo a casa, spendendo tutta la nostra vita per Lui a servizio dei fratelli.
Carissimi, ringraziamo il Signore per il dono del Sacerdozio e in modo particolare preghiamo, in occasione della Giornata del Seminario, domenica 11 aprile 2021, per i giovani che hanno iniziato il loro discernimento vocazionale e per quanti hanno ascoltato la voce del Signore e non hanno il coraggio di rischiare la loro vita, donandola incondizionatamente per il Vangelo. È necessario che l’intera Chiesa locale invochi lo Spirito Santo, Fuoco d’amore, che brucia il cuore di chi è chiamato a servire e non a essere servito, ad abbassarsi e non a essere innalzato, a perdere la vita per poterla guadagnare in eterno.
In questa Giornata del Seminario avrò la gioia di conferire il ministero del Lettorato a Gabriel Ewodo Evina Messomo e Wilfried Michel Ebode Atangana, accolti nel nostro Seminario dalla diocesi di Obala (Camerun) l’anno scorso. Ci impegniamo a sostenerli con la preghiera, perché siano perseveranti nella sequela Christi e gioiosi nel servizio ai fratelli.
Vi invito a pregare, dunque, insistentemente Dio nostro Padre, perché nel suo Figlio Gesù Cristo, ancora una volta, volga il suo sguardo sulla nostra Chiesa Cefaludense chiamata ad assumere lo stile sinodale con il desiderio profondo di giungere alla felicità e così mostrarne la strada a chi si trova in una “selva oscura” o ha smarrito “la diritta via” (cf. Francesco, Candor lucis aeternae, 4). Come Pietro alla porta del tempio vogliamo offrire agli storpi del nostro tempo, non la moneta con l’immagine di Cesare, ma Cristo, il Vivente, che rende agili anche coloro che zoppicano nella fede, permettendo di correre insieme verso la meta (cf. At 3,1-10).
Alla Vergine Maria Odigitria e a San Giuseppe, padre dallo sguardo attento e premuroso, affidiamo i nostri seminaristi e il loro percorso vocazionale, perché siano capaci di sognare, lasciandosi stupire dalla novità di Dio.