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Discorsi e Interventi del Vescovo (20.12.2022)

20/12/2022 12:07:00

Segreteria Vescovile

#Discorsi e Interventi del Vescovo,

Discorsi e Interventi del Vescovo (20.12.2022)

Discorso per l'inaugurazione della sala di attesa del pronto soccorso a S.E.R. Mons. Rosario Mazzola

Discorsi e Interventi del Vescovo di Cefalù

S.E.R. Mons. Giuseppe Marciante

 

Discorso per l'inaugurazione della sala di attesa del pronto soccorso a S.E.R. Mons. Rosario Mazzola

 

Fondazione Istituto "Gemelli-Giglio" 

Cefalù, 20 dicembre 2022

 

 

Saluto il Presidente della Fondazione “Gemelli-Giglio”, Dr. Giovanni Albano, l’Assessore regionale alla famiglia, On. Nuccia Albano, il Sindaco di Cefalù, Prof. Daniele Tumminello, e le Autorità civili e militari presenti.

Sono felice di partecipare stamattina all’intitolazione della sala d’attesa del pronto soccorso, vera “porta” di questo ospedale, a S.E.R. Mons. Rosario Mazzola, che per dodici anni ha svolto la sua missione pastorale in questa Diocesi di Cefalù.

Traccio ora un breve profilo biografico di Mons. Rosario Mazzola: nato a Palermo il 19 settembre 1924, è stato ordinato presbitero il 16 luglio 1950. Eletto alla Chiesa titolare di Bomarzo e nominato Vescovo ausiliare di Palermo il 19 giugno 1982 fu ordinato il 4 settembre 1982. Trasferito a Cefalù il 23 luglio 1988 ne divenne Vescovo emerito il 18 marzo 2000.

È deceduto il 24 dicembre 2018 all’età di 94 anni: a 68 di sacerdozio e 36 di episcopato.

Il Vescovo Rosario ha saputo essere un vero atleta dello spirito non per ricoprire posti ragguardevoli, ma per vincere l’unico vero premio, Cristo Gesù. Con amore e pazienza ha arato la terra della chiesa di Palermo e di Cefalù perché portasse frutto. Ha annunciato alla Chiesa di Cefalù quel che ha visto e toccato con gli occhi della fede. Ha amato visceralmente questa Chiesa, sua sposa, non con un cuore di pietra, ma un cuore di carne che si sapeva commuovere fino a giungere, in certe circostanze, alle lacrime.

Il Vescovo Rosario ha saputo guardare oltre il contingente, il caduco, il fallimentare perché ha incontrato l’Altro della sua Vita, l’amore che fa nuove tutte le cose e per questo profeticamente ha chiesto a tutti, ministri ordinati, famiglie e giovani, educatori e politici a correre speditamente per rinnovare la nostra Chiesa e il nostro territorio.

L’antifona “O” di questo giorno in preparazione al Natale crea il contesto per l’evento odierno:

 

O Chiave di Davide, che apri le porte del Regno dei cieli:

vieni, e libera l’uomo prigioniero che giace nelle tenebre.

 

Veramente il Signore è la Chiave di Davide che apre le porte del Regno a coloro che hanno fame e sete di giustizia, ai fragili, agli ammalati che hanno bisogno di cure.

Il Vescovo Rosario con questa Chiave, che è Cristo, riuscì ad aprire una breccia per risolvere un annoso problema che durava da ben venti anni: l’apertura dell’Ospedale “Giuseppe Giglio” di Cefalù.

Nella Pasqua del 1995 preparò con un’omelia rimasta memorabile quella che fu definita la marcia su Palermo a favore dell’Ospedale “Giuseppe Giglio” di Cefalù e a cui partecipò in prima fila il 28 luglio dello stesso anno insieme al Sindaco di Cefalù, Armando La Grua, con l’appoggio del Prefetto di Palermo, Achille Serra, e una massiccia partecipazione dei sindaci e della popolazione dei comuni delle Madonie.

Cito alcuni passaggi dell’omelia, rimasta memorabile, riportati da molti quotidiani di allora:

 

«Mi rivolgo a tutti gli uomini onesti e di buona volontà perché mobilitino la coscienza di tutti i cittadini e dei cristiani nel richiamare la responsabilità dei nostri amministratori locali e regionali. [...] Voglio richiamare la vostra attenzione su un problema grave della nostra città e di tutto il comprensorio madonita: il caso dell’ospedale che corre il rischio di essere chiuso. [...] Il nuovo ospedale sembra un miraggio lo vediamo e non sappiamo dov’è. Non vogliamo pensare a interessi privati, ad ambizioni personali, vogliamo solamente l’ospedale e lo vogliamo come nostro diritto, e in particolare a difesa degli ammalati e dei poveri che non possono, e non devono rivolgersi ad altre Case di cura fuori o dentro il nostro Paese».

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