Omelia del Vescovo di Cefalù
S.E.R. Mons. Giuseppe Marciante
Primo incontro con la Comunità di Caltavuturo
Parrocchia Santi Pietro e Paolo Apostoli
Caltavuturo, 17 giugno 2018
Vi ringrazio per l’accoglienza veramente commovente e piena d’affetto che mi avete riservato, anche senza conoscermi. Saluto il Sindaco, primo cittadino di questo paese molto antico, ricco di storia, ma soprattutto - come lo ha descritto il Parroco - di ricchezze culturali, anche archeologiche.
Ho saputo che ci sono resti archeologici dell’antica città arabo-bizantina. Il Vangelo di oggi ci presenta la parabola del chicco di grano che cresce e dà frutto e del piccolo granello di senape che diventa un grande albero.
Guardando ai paesi delle Madonie, penso sempre a realtà, che - ahimè - diventano sempre più piccole perché molti dei giovani che abitano questi paesi dopo le scuole superiori, vanno via. È la prima constatazione che faccio attraversando questi paesi, e ne ho attraversati molti in questi due mesi. Mi sembra che in molti di essi sia rimasto il resto d’Israele, al quale faceva cenno la prima lettura. Il resto d’Israele! Paesi che rappresentano secondo me la periferia della provincia o delle province. Vedo che i nostri paesi vengono trattati come periferie: lo vedo soprattutto dallo stato delle strade. È urgente intervenire sulla viabilità dei nostri paesi, perché quando ci si isola si rimane soli. E l’isolamento segna la morte di un paese.
Desidero iniziare il mio ministero, sollecitando le Istituzioni, che non sono solo i Comuni, ma anzitutto la Regione Sicilia a volgere la propria attenzione sulla Provincia.
Dobbiamo dare ragioni di vita ai nostri giovani! E che cosa rimarrà di Caltavuturo se tutti i giovani vanno via? Lascio a voi dedurre che cosa rimane! Il futuro di questi paesi, se rimane lo stato attuale, è la desertificazione. Si verrà qui soltanto a far omaggio ai defunti perché i paesi resteranno soltanto dei cimiteri. Come invertire questa tendenza?
Mi sembra che il messaggio liturgico odierno è quanto mai eloquente. Dal resto d’Israele può nascere un nuovo virgulto. La speranza è che il nuovo virgulto che porti la vita.
È una realtà piccola, ma il Signore sceglie le cose piccole per fare cose grandi. Ce lo ricorda in modo particolare il Magnificat, il cantico della Vergine Maria, alla quale siete tanto devoti e qui è venerata sotto il titolo di Santa Maria del Soccorso.
Allora voglio dare una prospettiva e uno sguardo di speranza a questi paesi. Voi siete questo piccolo resto che può ridare vita a questi luoghi. Se questi luoghi ritorneranno a parlare e a vivere dipenderà da questo piccolo resto che siete voi. Quindi inversione di tendenza significa investire. Ma in che cosa può investire un paese come Caltavuturo? Sulla natura e sulla cultura, unitamente ai mezzi e alle tecnologie odierne. Se un paese come Caltavuturo, riesce ad unire la natura con la cultura e la tecnologia può risorgere. Voglio consegnarvi una parola di Speranza.
Vi annuncio Cristo Risorto; annunciare Cristo Risorto a Caltavuturo oggi comporta la rinascita, la risurrezione del paese stesso. Perché la risurrezione di Cristo è un seme di vita che, piantato nel terreno, ha la forza di far esplodere una nuova vita.
Questo è l’annuncio della bella notizia! Cristo è risorto, è la risurrezione e la vita, se noi lo abbracciamo, se noi stiamo con Lui, possiamo dar nuova vita all’ambiente che ci circonda. Allora l’annuncio diventa una predicazione viva. Ecco la concretezza! Mi rivolgo in modo particolare ai voi giovani di Caltavuturo; siete un bel numero.
Caro Don Nicola puoi investire molto su questi giovani e loro possono dare tanto, non solo alla Chiesa, ma a tutto il paese.
Cari giovani, amate il vostro paese e lavorate per servirlo. Anche se siete dispersi in altre città per gli studi, dovete perfezionarvi per far crescere il paese da dove provenite, altrimenti - come dicevo poc’anzi - il destino di questi paesi è segnato.
Queste parole, carissimi, li affido a voi, ma in modo particolare ai giovani: siate la speranza di Caltavuturo! Abbiamo fiducia che questo seme della risurrezione ha una energia intrinseca molto forte e se noi facciamo crescere il seme della Parola di Dio nelle nostre case e nelle nostre famiglie, esso diventerà come un albero grande dove, dice Gesù, gli uccelli possono fare il loro nido. Se cresce il paese, cresce la vita. Se cresce la vita, cresce il paese. Questo è l’augurio che vi voglio lasciare.
Don Nicola, mi ha detto che l’ultima ordinazione sacerdotale di un giovane di Caltavuturo risale a 64 anni fa. Anche questo è un altro problema serio!
Una volta le undici chiese del paese erano tutte officiate da sacerdoti; oggi ce ne è uno soltanto: tenetevelo caro. Se continua questa emorragia, il paese resterà privo della presenza stabile di un sacerdote. Voglio responsabilizzarvi stamattina! Fate crescere la Parola di Dio, annunciate la bellezza della vocazione al sacerdozio. E questo vale anche per le vocazioni femminili.
Un’altra brutta notizia è che anche le nostre Suore Salesiane sono ridotte all’osso e sono costrette a chiudere la loro casa. Capite allora perché io parlo in questo modo? Voglio aprirvi gli occhi e il cuore per accogliere il dono della vita che Gesù oggi con il suo messaggio di risurrezione ci vuole offrire. Se noi non accogliamo questo messaggio di vita il destino è la fine.
Concludo questa mia riflessione nutrendo questa speranza: qui c’è un resto del popolo che crede, spera e ama: questo per me è già tanto.
Voi giovani siete il futuro di questa realtà, la vostra fede, la vostra speranza e la vostra solidarietà, la vostra carità può edificare di nuovo questo paese. Ve lo auguro di cuore!