Omelia del Vescovo di Cefalù
S.E.R. Mons. Giuseppe Marciante
III Domenica di Pasqua
Basilica Cattedrale
Cefalù, 26 aprile 2020
I due discepoli di Emmaus partono da una situazione di disorientamento.
Prima di tutto colpisce la loro tristezza, frutto di un’amara delusione. Sono delusi perché nel loro ragionamento arrivano fino alla morte del loro Messia.
È la stessa situazione da cui ricominciamo la ripartenza dopo il lockdown delle attività. Quanti sentieri interrotti, quanti progetti. Noi speravamo!
Raccolgo insieme alle lacrime delle vittime, la domanda classica dei cosiddetti amici di Giobbe ben colta dal salmista: “Le lacrime sono mio pane giorno e notte, mentre mi dicono sempre: «Dov'è il tuo Dio?»” (Sal 41,4).
Io rispondo sempre: Dio è tra gli sconfitti, tra i caduti, tra i deboli, tra le vittime; non lo troverete mai tra i carnefici. Perché Dio, l’immortale, ha scelto di condividere anche la morte. Questa pensava di averlo in suo potere, ma dal momento che il Signore della vita è entrato negli inferi, la morte ha perso il suo potere e la terra dei morti vomita il Vivente. L’ultima parola è stata tolta alla morte e ridata alla vita.
I due discutevano animatamente sul senso da dare ai fatti accaduti. Come noi siamo chiamati ora a dare un orientamento al futuro.
Percepiamo che ricominciare, non significa ritornare come prima. No! È da stolti ritornare a vivere come se nulla fosse successo.
Molte cose che chiamavamo evoluzione in fondo si sono rivelate come regressione.
Non può continuare il nostro modo di trattare il pianeta, lo stile di vita, le nostre relazioni, specialmente quelle familiari, e il rapporto coi più piccoli. La violenza, le guerre, le ingiustizie, le diseguaglianze, le barriere, i muri, gli scarti umani. Noi, abili a costruire confini, a bloccare gli sbarchi; ci siamo accorti che basta poco per superare i confini degli stati, i razzismi, nessuno è straniero per i virus. Apparteniamo tutti all’unica razza umana. Direbbe Papa Francesco “siamo tutti nella stessa barca”.
Non si può continuare a vivere in modo superficiale. Non si può continuare a cercare il superfluo a discapito di ciò che è essenziale. Troppe vittime miete questo modo di vivere, forse è più vero dire questo modo di morire.
Se non si inserisce un terzo nel nostro ragionare, uno che ci aiuti a cogliere la realtà da una prospettiva “altra” e “alta”, non sapremo da dove ricominciare. Uno che noi giudichiamo straniero ai nostri problemi, ma che in realtà è esperto in umanità, uno che ben conosce il patire ed è esperto nel morire.
Perché i loro occhi erano incapaci di vederlo? Perché vedevano solo ciò che pensavano.
Come un pellegrino Cristo risorto si inserisce nel nostro percorso, è disponibile a camminare con noi, si inserisce nei nostri freddi e oscuri discorsi di morte per riscaldare il cuore lento a credere e illuminare la mente a saper prendere le decisioni giuste per il futuro.
Lo Spirito che ha svegliato Gesù dai morti, ci tirerà fuori da ogni oscurità portandoci alla luce, dalla tomba pontandoci alla vita, dalla prigionia alla libertà, dalla cecità alla vista, dalla paralisi al cammino, dall’egoismo all’amore.
Come i due di Emmaus anche noi lo preghiamo: “Resta con noi Signore, perché già si fa sera e il giorno già volge al declino”.
Le sue parole profumano di vita, e hanno la forza di aprire nuovi varchi e i suoi gesti hanno il potere di dischiudere i nostri occhi verso nuovi orizzonti.
Si sta facendo strada tra gli esegeti l’idea che i due discepoli di Emmaus fossero una coppia, un uomo e una donna. E vi sono indizi che questi invitassero Gesù a restare nella loro casa e non in una locanda. La lettura della Parola di Dio si offre anche all’interpretazione in contesto familiare, e nulla vieta che le coppie di sposi possano ritrovarsi pienamente nei panni di quei due, marito e moglie, che finalmente ritrovano in Gesù il senso della loro gioia.
Accesi dal sacro fuoco delle sue Parole possiamo anche noi riprendere il cammino cambiati da questa esperienza che ci ha provati, ascoltando la testimonianza di coloro che sono stati guariti e affidando alla misericordia di Dio coloro che in punta di piedi ci hanno lasciato, ma che siamo certi, ormai riposano tra le braccia del Padre e aspettano di essere svegliati dalla voce del Risorto dai morti.